Claudia Consonni e la sua fiaba di Natale

La Scatola del Presepe

Di Claudia Consonni, psicologa, collaboratrice Ierfop Onlus

Personaggi:

Il narratore, cioè la nonna o il nonno

La capretta Blanchine

Il maialino Alì

Il bambino, un nipote immaginario oppure in carne ed ossa

L’Angelo delle Mamme

Narratore

“Nel settimo giorno di dicembre apro la scatola del presepe e immagino, bambino, che tu sia al mio fianco.

Stendo la carta sbiadita nelle sfumature del marrone, grinzosa come la terra sul piano; a Ovest poggio le rocce della Val d’Aosta, scure e pesanti; pochi muschi e licheni, più in basso dispongo i sassi della Liguria, bianchi e bucherellati dal mare come spugne. Apro una bustina di sabbia del Sahara che mi ha portata un’amica dalla Tunisia, la lascio cadere a pioggia come lievito sulla farina, ma chissà se gli ingredienti andranno d’accordo.

Sistemo la mangiatoia al riparo dei massi, il bue e l’asino scaldano già, sento il loro fiato sulla mano, a fianco posiziono Maria dal vestito gonfio come un palloncino e Giuseppe che la guarda attento e premuroso. Più in là metterei il pastorello Ismael che riposa con una pecora in braccio.

Adesso ascolta, bambino, che cosa succede.”

La capretta Blanchine si rivolge al maialino Alì:

“Come dorme Ismael!”

“E sogna?” Chiede Alì.

“Che cosa sognerà?” Dice Blanchine.

“Oh, una fetta di torta, un paio di scarpe nuove, la carezza della principessa Angelica.” Risponde Alì.

“Già,” Continua Blanchine,

“Ha sempre la testa tra le nuvole, anche quando cammina, così ci fa perdere la strada.”

Alì: “Adesso saremo su quella giusta?”

“Non lo so.” Risponde lei.

“Guarda, anche la pecora Amina si sta per addormentare, com’è dolce quando è così, con sul viso quell’espressione di abbandono.”

Narratore

“Tolgo dalla scatola un’altra statuina, la osservo pensando a dove potrei metterla; Ivonne è la più alta, non sembra una pecora, guarda che zampe lunghe! Cammina tutto il giorno alla ricerca di qualche cosa da mangiare”.

“Ha sempre fame come me,” dice Alì.

Narratore

“Ho l’impressione che in questo presepe sta succedendo qualche cosa di magico, mi concentro, trattengo il respiro, ascoltiamo insieme che cosa sta dicendo Blanchine”

“La mia preferita è Giada, vedi Alì, è quella con una sfumatura verdina sul mantello; mi piace perché si siede quieta però ascolta tutto e osserva ogni dettaglio così lei sa sempre tante cose.”

“C’è calma questa notte nel campo.” Dice Alì.

Ancora la voce di Blanchine: “Come si vedono bene le stelle e come sono belle!”

“Anche tu sei bella capretta Blanchine, sei agile, delicata, dovresti avere le ali!”

“Anche tu Alì, tondo e cicciottello sei un bel maialino.”

Alì: “Ma Blanchine, le tue amiche lo sanno che noi”

Blanchine: “Ssscciii … Abbassa la voce, vedi che Karina e Serafina dormono vicino a Ismael. Sì, l’altra sera quando eravamo al riparo tra le dune e non riuscivamo a dormire, il cielo è così luminoso in queste notti che si fa fatica a chiudere gli occhi, ho raccontato che siamo scappati dalla fattoria di Aronne per non finire sullo spiedo profumati di alloro e rosmarino.”

Alì: “E ti ricordi Blanchine come ci siamo spaventati quando abbiamo sentito le parole dell’angelo, all’inizio non capivamo, non credevamo e poi, chi aveva mai visto un angelo?”

Blanchine: “Come siamo stati fortunati Alì, pensa ai nostri fratellini, a tutti gli animali della fattoria che non lo sanno, chissà se l’angelo parlerà anche con loro?”

Alì: “Non pensi che dovremmo fare qualche cosa per aiutarli?”.

Blanchine: “Sì, ma come si fa, ormai siamo lontani; Ismael fa un bel po’ di strada tutti i giorni anche se si addormenta prima che tramonti il sole. Io e Giada lo abbiamo osservato bene, si siede appoggiando la schiena al tronco di un albero, fuma un’erba e poi cade giù di colpo, rimane così per tutta la notte e si dimentica di portarci a pascolare da un’altra parte perché qui non c’è più neanche un filo d’erba secca. L’altro giorno, quando ti sei rimpinzato di ghiande da farti venire il mal di pancia e poi ti sei addormentato all’ombra, vicino a Ismael, noi avevamo fame e belavamo, ma lui non si svegliava. Cercavamo qui intorno qualche ciuffo d’erba, però, erano rimasti solo sterpi duri e spinosi, finché Giada ha scoperto tra i sassi delle foglioline di menta tenere e profumate, le abbiamo mischiate agli sterpi e così siamo riuscite a mangiare qualche cosa. Ivonne era arrabbiata, lei è grande e non si sazia con poco; mi ha chiesto se volevo accompagnarla a cercare dell’erba più fresca. A me piace la sua compagnia, però ho sempre un po’ di paura perché non so mai fin dove vuole spingersi, anche Giada è venuta con noi e dopo un po’ si è stancata, lei è una pecorella, non ha le gambe lunghe come Ivonne, non salta come me perciò è tornata indietro. Qualche ciuffo d’erba ogni tanto si trovava, così eravamo tentate di continuare sperando di trovarne sempre di più. Il sole era tramontato e noi non ce n’eravamo quasi accorte, il cielo era così bello! Una stella brillava più delle altre e sembrava volerci guidare.”

Alì: “Ma Blanchine, guarda, anche da qui si vede, è quella con la coda, è meravigliosa!”

Narratore: “Noi, non la possiamo vedere, bambini, gli occhi umani non possono sostenere tanta luce e tanta bellezza, noi però possiamo immaginarla e disegnarla.”

Blanchine: “Alì, mi ascolti?”

Alì: “Certo, ma una formichina si è infilata nel ricciolo della mia codina e mi sta facendo il solletico.”

Blanchine: “Camminavamo, brucavamo, guardavamo il cielo e seguivamo la stella, quando ci è apparso un laghetto circondato da rocce strane, che non avevamo mai visto, le abbiamo leccate e il loro sapore era di sale. Avevamo sete, adesso finalmente potevamo bere dell’acqua fresca. Il lago era più salato dei sassi. Allora ci siamo messe a camminare lungo la sponda tenendoci nascoste tra le rocce perché c’erano tre uomini seduti che parlavano contemplando il cielo.”

Alì: “Come tre uomini? Erano come Ismael?”

Blanchine: “Ma no, non sono tutti come il nostro povero pastorello! Aspetta, adesso ti spiego, fammi concentrare: vestivano con abiti sontuosi, portavano cappelli e mantelli ricamati, sui loro volti c’era un’espressione grave, attenta, e tutto il loro aspetto era regale, forse erano tre re in viaggio con i loro tesori.”

Alì: “E poi che cos’altro facevano?”

Blanchine: “Consultavano una mappa e indicavano la stella.”

Alì: “Blanchine non pensi che anche noi con Ismael e Aronne e tutti gli animali dovremmo seguire la stella?”

Blanchine: “Credo di sì, ma Ismael dorme così profondamente la notte che non la può vedere, Aronne poi, pensa solo a contare le monete e non alza mai gli occhi.”

Alì: “Capretta cara, chi potrebbe aiutarci, dobbiamo trovare un’idea.”

Blanchine: “Perché non te la fai venire tu Alì, che dormi sempre così tanto?”

Alì: “Allora possiamo provare a chiamare l’angelo.”

Blanchine: “Sì Alì, e qual è il suo nome?”

Alì: “Proviamo a chiamare Angelo, forse qualcuno risponderà.”

Narratore: “Attento bambino!

Nell’ottavo giorno del mese di dicembre l’Arcangelo Gabriele ha portato a Maria le parole di Dio. ”Come”, mi chiederai, “Con i segni o con la voce? In che lingua hanno parlato??” Nessuno può saperlo, solo l’orecchio di Maria le ha sentite. Le parole di Dio sono un segreto tra l’angelo Gabriele e la mamma di Gesù.”

Alì: “Ti ricordi Blanchine, l’angelo che ci ha fatti scappare dalla fattoria? Ci è apparso in sogno e ci ha parlato; lui conosce le lingue, sa le parole giuste, chiamiamolo insieme:

Angelo, Angelo, vieni per favore, abbiamo bisogno! Aiutaci!”

L’angelo: “Quanto lavoro c’è questa notte, tutti mi chiamano, hanno bisogno del mio aiuto e nessuno sa il mio nome! Adesso, anche quei piccoli laggiù con quelle zampine alzate, che cosa vorranno mai? Gabriele sta organizzando l’orchestra: le arpe in centro, i flauti davanti, violini e violoncelli a destra e a sinistra. Il coro dei miei fratelli sta provando e riprovando Osanna osanna… Anch’io vorrei essere tra loro a cantare, ma non posso perché io sono l’angelo delle mamme.

Sono l’angelo delle mamme e sono qui per Maria, questa notte, per aiutarla a cullare il suo bambino. Oh! Ma quanto strillano quei piccoli! E che pena! Ecco, questo non lo avevo previsto, devo occuparmi di Aronne e Ismael, inventarmi un modo per scuoterli, ma quei due sono tosti! Uffa! devo fare tutto io, i miei fratelli e le mie sorelle pensano solo a cantare e a suonare e non sentono e non vedono niente di quello che accade sulla terra.

Quando ero un angelo bambina e andavo lassù alla scuola di San Pietro, sognavo di diventare una cometa, perché brilla più di ogni altra stella. Mi sarebbe piaciuto anche essere l’Arcangelo Michele con la spada fiammeggiante e comandare a tutti, o l’Arcangelo Gabriele nel momento solenne dell’Annunciazione. Impara ad essere umile!” Mi diceva San Pietro; poi mi piegava le ali e mi faceva camminare sulle ginocchia per tutto il giorno. Un angelo bambino, un amico caritatevole che correva tutto il giorno sui pattini a rotelle mi passava le ginocchiere.

Ora sono l’angelo delle mamme, aiuto Maria e le donne a cullare i bambini quando di notte piangono, non possono dormire e le mamme sono stanche. A loro sussurro storie e ninnananne finché insieme si addormentino in pace. Le sostengo quando vegliano i bambini ammalati e sono preoccupate; sfioro la fronte dei loro figli con l’ala fresca e qualche volta la febbre se ne va. Detto così, sembra un piccolo gioco di magia ma quando ci sono malattie gravi e disabilità importanti come si fa a dare loro forza e amore? Non basta il tocco dell’angelo, sono necessarie altre mani, tante mani, una treccia di mani per sfiorare, lassù in alto, la luce di una piccola cometa.”

Narratore: La scatola del presepe adesso è vuota, allora tendiamo l’orecchio e apriamo il nostro cuore, mettiamo la mano nella treccia, così potremo aiutare l’angelo.”

Poesia di Maria Luisa Spaziani (1923- 2014) una delle poetesse italiane più importanti del ‘900, tre volte candidata al Premio Nobel.

   Vorrei essere in alto la Cometa

che splende e porta la notizia a tutti.

O una delle pecore alla Grotta,

mai invitata ma ineliminabile.

   O il cammello instancabile e paziente

che porta un re in turbini d’incenso.

O un ciottolo qualunque della strada

che li sentì parlare.

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