Simone Scalas, atleta non vedente: da Uta a Firenze per correre la 100 km del “Passatore”
Ipovedente dall’età di 22 anni per una retinite pigmentosa (RP), da 5 anni cieco assoluto. Nel 2018 lascia il lavoro (gestiva un’attività di vendita di combustibile domestico) e si dedica a ritrovare la propria autonomia e indipendenza frequentando il corso di mobilità e orientamento presso la Anpvi e quello per centralinista non vedente organizzato da Ierfop Onlus Cagliari.
Simone Scalas, 35 anni, originario di Uta (Ca) si racconta in un’intervista telefonica al nostro Giornale.
Superare la malattia
«Quando ho perso completamente la vista, 4 anni fa, ho dovuto reinventarmi e ora sono praticamente autonomo. Non mi privo di niente grazie al supporto degli amici. Anche da ipovedente ho continuato ad andare ai concerti e alle serate in discoteca e ho fatto tutto quello che c’era da fare.
La mia passione per la corsa nasce per gioco insieme a un amico. Con Attilio Gaviano ci siamo iscritti a una gara organizzata a Uta, il paese in cui vivo, più per divertirci che per competere. Nessuno di noi aveva mai corso, né da solo né utilizzando il cordino».
Correre senza vedere
«Corro con un cordino che mi lega alla mia guida vedente e in questo modo posso seguirne il movimento che mi indica dove andare, mi dice se ci sono ostacoli o svolte. Corriamo affiancati e spesso capita che le persone ci chiedano perché corriamo in questo modo, con i polsi legati.
Io di solito dico che lo facciamo perché ci vogliamo bene. Alla mia guida scappa da ridere ma poi spiego che è così che corrono le persone non vedenti.»
Le gare
«Corro da 5 anni e con Attilio e Antonello (Soriga, ndc) abbiamo fatto tantissime gare sia in Sardegna che in altre regioni: mezze maratone e maratone.
Dieci giorni fa siamo partiti da Firenze per arrivare a Faenza, 48 Km in salita e 52 in discesa, la 100 Km del “Passatore” che ho corso con Antonello. Una bellissima esperienza, 14 ore di corsa alternata a camminata, tremila persone che ci hanno incitato e fatto i complimenti al nostro passaggio.
Siamo partiti alle tre del pomeriggio e arrivati alle 5 del mattino correndo il pomeriggio e la notte. È stato incredibile correre in notturna, un’esperienza che vorrei ripetere presto».
Progetti per il futuro
«Mi piacerebbe fare una gara di 24 ore, una corsa su circuito e sarebbe una sfida estrema. Un altro sogno nel cassetto è partecipare alle Paralimpiadi. Per ora porto avanti, oltre alla corsa, le gare di baseball per non vedenti con la squadra dei Thurpos e faccio tandem in montagna e campagna nei paesi vicino a Uta».
Superare i limiti grazie allo sport
«A chi si trova a dover convivere con una disabilità visiva consiglio di praticare sport di squadra come il baseball perché dal confronto con i compagni si impara ad affrontare la vita quotidiana e ci si diverte. Senza disdegnare quelli individuali come la corsa perché mentre corri senti il vento e provi una sensazione di libertà che difficilmente può essere descritta a parole. Sei legato a un’altra persona che ti guida, ma sei libero».
Roberta Gatto