La storia di Brazzo, il rapper sordo che racconta il mondo in versi e in segni
Abbattere i pregiudizi con la musica? È possibile e Brazzo, nome d’arte di Francesco Brizio, ne è la prova. Sordo dalla nascita e figlio di genitori non udenti, si è avvicinato alla musica per curiosità e ha affrontato un lungo percorso di logopedia (dall’età di 5 all’età di 15 anni) realizzando il sogno di fare rap, un genere che «consente di affrontare qualsiasi tema».
“Rapper e attivista sordo”. Così infatti si definisce lo stesso Brazzo nella sua pagina Facebook. E già nel primo singolo “Sono sordo mica scemo” del 2017 si coglie la denuncia verso i pregiudizi di cui i sordi sono vittime e la necessità di un impegno maggiore per l’integrazione.
La partecipazione a Italia’s Got Talent
Nato a Taranto, ma da otto anni residente a Milano, Brazzo partecipa all’edizione 2020 del noto programma televisivo Italia’s Got Talent. Accompagnato sul palco da Sara, sua amica e interprete in quell’occasione, si esibisce cantando e “segnando” nello stesso momento.
Francesco Brizio spiega come nasce il suo rapporto con la musica e diventi poi passione: «voglio diffondere la lingua dei segni attualmente non molto conosciuta in Italia». E poi rivela come «io non sento la musica ma percepisco le vibrazioni».
Rendere la musica accessibile
La volontà e l’impegno di «rendere più accessibile la musica perché io vedo tanti udenti che la ascoltano in modo spensierato ma anche i sordi ne hanno bisogno» spiega Brazzo «A loro quell’emozione può arrivare solo attraverso le espressioni e la lingua dei segni».
Il lungo percorso verso l’integrazione
L’artista evidenzia la necessità di un maggiore impegno nella diffusione della Lingua dei segni: «vedo ancora che non ci sono scuole con assistenti alla comunicazione o sostegni educativi a tempo pieno. Il bambino sordo rischia di rimanere isolato e apprendere poco dalle attività scolastiche». Ma le difficoltà non si fermano all’ambiente della scuola: i sordi vivono difficoltà anche in caso di importanti commissioni o riunioni di lavoro. Senza dimenticare le difficoltà emerse nel periodo di pandemia in cui l’uso delle mascherine ha impedito ai sordi la lettura del labiale.
Emanuele Boi