Longevità, grande conquista sociale ma anche grande impegno da assumere
Non esiste nessun segreto per raggiungere la longevità. «Nessun elisir di lunga vita» conferma il presidente della Comunità mondiale della Longevità Roberto Pili. «Basta solo condurre uno stile di vita all’insegna del benessere agganciato alla famiglia, alla società in una chiave di utilità e non di peso». L’occasione per parlare di questi temi è stata la serata di mercoledì nello splendido scenario archeologico di Nora sotto una luna piena e una pioggia scrosciante che solo all’ultimo ha deciso di dare tregua permettendo così la presentazione del libro “La longevità nel benessere”.
Il libro
Un libro scritto a quattro mani oltre che dal presidente della Comunità mondiale della Longevità Roberto Pili (nonché presidente di Ierfop Onlus che ha attivato negli ultimi anni degli studi di ricerca) dalla professoressa dell’Università di Cagliari Donatella Petretto. «Altri Paesi che hanno una minore incidenza di anziani in società» sottolinea Pili, «si stanno attrezzando meglio di quanto non si stia facendo in Italia dove invece abbiamo una popolazione sempre più anziana: ben 14 milioni di ultra sessantacinquenni».
La vita
Donatella Petretto, psicologa, e ricercatrice universitaria pone l’accento sulla qualità della vita quando arriva a numeri di età limite. «È bene cercare di arrivare a una vita “lunga” ma questa deve essere anche “buona”» dice, «si organizza nella quotidianità, si devono accettare le trasformazioni che avvengono nelle varie fasi della vita e, insomma, mi piace vederla come una corsa della maratona dove si compie una gara lunga dosando le energie e le forze». E accettando le diverse fasi della vita che si aprono e si chiudono. Naturalmente.
Che fare
Ecco quindi come la parola agilismo sottolineata dal coordinatore della presentazione del libro Vito Fiori porta a concetti del come trovare l’equilibrio tra dinamismo e stabilità. «L’anziano soffre di almeno cinque, sei patologie» denuncia Roberto Pili, «mentre la medicina tende sempre più alla monocultura della malattia». Eppure nei piccoli centri sardi si assiste a grandi nuclei di ultra centenari. «Hanno una qualità di vita eccelsa» conferma Roberto Pili, «e dagli studi fatti, dalle osservazioni svolte abbiamo visto come questi anziani siano perfettamente integrati nelle loro famiglie, non sono visti come un peso ma anzi vengono persino ricercati per attingere dalla loro saggezza, dalle loro esperienze e conoscenze. E questo loro lo avvertono molto bene».