Lavoro, boom di dimissioni nei primi sei mesi del 2022
L’’Osservatorio dell’Inps sul precariato fotografa nel primo semestre 2022 il ritorno dei flussi nel mercato del lavoro (assunzioni, trasformazioni, cessazioni) ai livelli pre-pandemici. I numeri che erano stati compromessi nel biennio 2020-2021 dall’emergenza sanitaria (con le connesse chiusure e restrizioni) segnalano ora persino incrementi rispetto al 2018-2019. E questo sia nelle assunzioni e nelle trasformazioni come pure nelle cessazioni.
Ma i numeri forniti dall’Inps regalano anche un altro report davvero singolare. Nello stesso periodo considerato si registra anche il boom delle dimissioni: una crescita di oltre un terzo rispetto all’anno precedente. Nel primo semestre 2022 ben 300mila dipendenti hanno lasciato il lavoro.
Capitolo cessazioni
Nel capitolo delle cessazioni si vede infatti un’altrettanto forte risalita visto come nei primi sei mesi del 2022 sono state 3.322mila e quindi in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+36 per cento) per tutte le tipologie contrattuali: contratti stagionali (+64 per cento), contratti intermittenti (+57 per cento), contratti in apprendistato (+34 per cento), contratti a tempo determinato (+33 per cento), contratti a tempo indeterminato e contratti in somministrazione (+31 per cento).
Dimissioni dal lavoro
Come già detto, tra le ragioni di fine del contratto, spicca il boom delle dimissioni. Guardando le tabelle Inps vediamo che si tratta di oltre 1 milione di casi con un aumento del 31,73 per cento rispetto allo stesso periodo del 2021.
E le cifre non si modificano di molto se si prendono in considerazione le dimissioni da tempi indeterminati. Anche qui si registra un importante aumento (+22 per cento e +28 rispettivamente ai corrispondenti periodi del 2021 e del 2019).
Spiegazioni Inps
Secondo l’Inps, «il livello raggiunto (oltre 600.000 dimissioni nel primo semestre 2022) sottende il completo recupero delle dimissioni mancate del 2020 quando tutto il mercato del lavoro era stato investito dalla riduzione della mobilità connessa alle conseguenze dell’emergenza sanitaria».
I licenziamenti
Nello stesso periodo sono raddoppiati i licenziamenti di natura economica (da 135.115 a 266.640). «Il confronto con il 2021 risente» avverte l’Osservatorio, «del fatto che nei primi sei mesi era ancora in vigore il blocco dei licenziamenti per fare fronte alla crisi economica scatenata dalla pandemia».