Caregiver, l’Onu condanna l’Italia che non riconosce i diritti delle famiglie con disabilità
Per tre milioni di caregiver familiari italiani la buona notizia arriva dagli Usa: l’Onu ha infatti condannato l’Italia perché non ha riconosciuto lo status sociale di queste figure e i loro diritti. Come conseguenza di tale sentenza, il Governo italiano entro sei mesi dovrà ora mettere nero su bianco gli interventi che intende compiere per porre rimedio a questa grave inadempienza. Tutto è cominciato nel 2017 quando Confad (Coordinamento nazionale famiglie con disabilità) ha presentato un ricorso all’Onu in cui denunciava le insostenibili condizioni di vita dei caregiver impegnati ogni giorno h24, in ambito domestico ad assistere un familiare non autosufficiente.
La sentenza
Qualche giorno fa il Comitato per i diritti delle persone con disabilità dell’Onu ha riconosciuto come l’assenza di una legge che riguardi i caregiver «ne pregiudica l’adeguato inserimento in un quadro normativo di tutela e assistenza». Violando così gli obblighi internazionali assunti dall’Italia con la ratifica della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità del 2006. In tutti questi anni, però è stato fatto pochissimo per i caregiver. L’accoglimento ora del ricorso di Confad ha riacceso una luce su decine di migliaia di persone che rinunciano alla loro vita mettendo pure a rischio la salute fisica e psicologica. E questo per garantire ai loro congiunti con disabilità di vivere una vita dignitosa e soddisfacente, autonoma e indipendente in famiglia e nella loro casa, Consentendo così una vera inclusione nella società.
Le conseguenze dopo la sentenza Onu
L’Italia è tenuta ora a dare un riscontro scritto entro aprile 2023 in cui deve precisare ciò che farà in termini di tutele della salute, economiche, assicurative, previdenziali. E questo perché i caregiver molto spesso devono licenziarsi non potendo usufruire della possibilità di godere di un orario flessibile sul lavoro o di andare in pensione anticipatamente. Il Comitato ha anche riscontrato gravi mancanze pure nell’ambito della realizzazione dei progetti di vita indipendente per le persone con disabilità e per garantire anche questo ha richiesto la piena attuazione della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità in maniera uguale in tutte le regioni.