Comitato Macula, preoccupano le sostituzioni dei trattamenti tradizionali
È successo in Toscana dove otto pazienti sottoposti a iniezione intravitreale hanno segnalato alcune problematiche conseguenti al trattamento e riconducibili a una probabile infezione.
Ma pazienti da tutta Italia segnalano la sostituzione dei trattamenti farmacologici a cui sono sottoposti da anni con alternative meno costose,potenzialmente più pericolose e meno efficaci. Ecco allora che il Comitato Macula, associazione che si occupa di tutelare i diritti di persone affette da malattie retiniche e della macula, denuncia in una nota la politica sanitaria attuata dalle regioni, che mettono al centro la sostenibilità finanziaria anziché il benessere del singolo:
Nel caso dei farmaci per la cura delle maculopatie, recentemente sarebbero intervenute alcune scelte di politica compiute dalle Regioni. Queste appaiono legate a obiettivi di sostenibilità finanziaria piuttosto che alle opzioni terapeutiche disponibili e sollevano rilevanti questioni in tema di appropriatezza terapeutica, libertà prescrittiva e consenso informato dei pazienti.
Il trattamento della maculopatia
«Oggi siamo in possesso di tutti gli strumenti e delle metodologie per arginare questa patologia» spiega Massimo Ligustro, presidente di Comitato macula, «e i pazienti possono essere trattati con iniezioni intra-vitreali di farmaci anti-angiogenici che consentono, non solo di prevenire la perdita della vista, ma in alcuni casi, anche di recuperare l’acuità visiva perduta».
I farmaci oggi disponibili per la cura sono molteplici e si possono dividere in “on-label”(farmaci impiegati secondo quanto descritto nella scheda tecnica) e “off-label” (sui quali non esistono certificazioni di efficacia e sicurezza).
Risulta evidente, quindi, l’importanza della scelta del farmaco, tenendo conto anche delle esigenze del singolo paziente.
Stando al “Manifesto dei diritti del paziente maculopatico”, «Il paziente affetto da maculopatia ha il diritto di accedere alle terapie farmacologiche e ai servizi sanitari che il proprio quadro clinico richiede, senza discriminazioni derivanti dalle proprie disponibilità economiche, dal luogo di residenza, dalle diverse scelte di politica sanitaria effettuate da parte delle Regioni o dal momento storico in cui è necessario iniziare la terapia. Il paziente ha il diritto di ricevere un trattamento adeguato e personalizzato, determinato insieme al medico curante in base al proprio quadro clinico e alle opzioni terapeutiche disponibili. Il paziente deve poter avere la certezza del trattamento cui sarà sottoposto nel tempo, senza che sia messa a rischio la continuità della cura, se efficace.
Roberta Gatto