Allarme sordità precoce tra i giovani: oltre 1 miliardo a rischio
Dall’analisi effettuata dal British Medical Journal Global Health è emerso come più di un miliardo di giovani di età compresa tra 12 e 34 anni rischiano di riportare gravi danni permanenti e un invecchiamento precoce dell’udito. La causa sarebbero le cosiddette pratiche di ascolto non sicuro che i giovani metterebbero in atto in modo inconsapevole. I ricercatori si sono basati sull’analisi di 33 articoli scientifici pubblicati tra il 2000 e il 2021 riguardanti le abitudini dei giovani in materia di ascolto della musica.
Cattive abitudini
Sarà capitato un po’ a tutti di ascoltare la musica preferita a tutto volume dallo stereo o nelle cuffiette, oppure di andare a un concerto della band del cuore e mettersi vicino alle casse per goderselo al meglio. Il risultato poi sarà stato quello di avere le orecchie ovattate per qualche ora e la sensazione di un fastidioso fischio all’orecchio (acufene). Succede soprattutto a chi suona uno strumento elettrico o fa un lavoro che espone a rumore per tempi prolungati; si tratta di un meccanismo di difesa messo in atto dalle nostre orecchie per proteggerne la struttura.
Come spiegato da Luca Casati, otorinolaringoiatra, dirigente medico all’Azienda sanitaria Nord Milano:
«Con un rumore a intensità molto elevata si attiva automaticamente la protezione della coclea: la staffa, ultima nella catena degli ossicini dell’orecchio, pompa meno il suono dentro la coclea, limitando il più possibile i danni. Ed è questo il motivo per cui, quando si esce da una discoteca o da un concerto abbiamo le orecchie tappate».
I giovani sono quindi tra le persone più a rischio a causa delle cattive abitudini di ascolto, come l’utilizzo prolungato di cuffiette e la frequentazione di locali e concerti dove la musica raggiunge volumi molto elevati. Il ripetersi frequente di queste abitudini, poi, espone le orecchie dei nostri ragazzi a uno stress continuo che a lungo andare può comprometterne la funzionalità.
Attenzione quindi all’uso di dispositivi elettronici, cuffie e auricolari.
Questione di decibel
I primi danni all’udito si possono avere già a partire da 85 decibel, equivalente al rumore prodotto da un treno in corsa (una conversazione normale si aggira attorno ai 40 decibel, mentre il rumore del traffico arriva a 65). Se pensiamo che chi ascolta musica con gli auricolari arriva a volumi di 130 decibel, possiamo comprendere subito quanto questa pratica sia pericolosa.
Secondo il dottor Casati, «l’esposizione prolungata al rumore favorisce il calo delle frequenze acute».
Tali frequenze permettono ad esempio di distinguere una conversazione in un ambiente rumoroso. Stando ai dati dell’Oms, oltre 430milioni di persone in tutto il mondo sono affete da ipoacusia invalidante, ovvero calo dell’udito, e la percentuale sembra destinata a salire.
« È verosimile» prosegue infatti Casati, «che anche i nostri ragazzi andranno incontro a questo problema già a partire dai 50 anni».
La prevenzione
Cosa fare, quindi, per evitare che la popolazione giovane vada incontro precocemente a problemi dell’udito?
L’informazione è certamente il primo passo. Per questo, dai ricercatori è partito l’appello ai governi per l’attuazione di politiche di ascolto sicuro.
Nonostante esistano in commercio dispositivi in grado di autoregolarsi e segnalare quando i decibel sono troppo alti, i ragazzi tendono comunque a mantenere i volumi oltre la soglia di sicurezza per coprire i rumori di fondo. Ecco allora che diventa necessario educare le nuove generazioni all’ascolto consapevole.
Un aiuto può arrivare anche dall’acquisto di auricolari che riducono il rumore di fondo e dispositivi che impediscono di aumentare il volume se si sta superando il livello di sicurezza.
Per quanto riguarda discoteche e concerti, è sufficiente non sostare troppo vicini alle casse e proteggerci con dei tappi, in modo da attutire lo stress a cui le nostre orecchie sono sottoposte.
Bastano quindi poche e semplici accortezze per salvaguardare la salute dei giovani e limitare i danni a cui vanno inesorabilmente incontro.
Roberta Gatto