Cieco e scultore, la sfida riuscita di Felice Tagliaferri
Felice Tagliaferri, pugliese classe 1969 è uno scultore non vedente. Trasferitosi a Bologna con la famiglia, a tredici anni scopre di avere un’atrofia del nervo ottico, malattia che lo porterà nel giro di un anno a perdere completamente la vista.
Sempre nel capoluogo emiliano, all’età di 25 anni, conosce lo scultore Nicola Zamboni: «Voleva capire se fosse davvero necessario vedere per scolpire. Dopo tre incontri mi ha detto: okay, è possibile fare lo scultore anche da cieco».
«Dare forma ai sogni»
È in questo slogan che Tagliaferri riassume il suo percorso artistico. Lo scultore realizza, infatti, le proprie opere modellando la creta o scolpendo il marmo, la pietra e il legno.
Nel 2006 con “Chiesa dell’Arte” fonda la prima scuola di arti plastiche diretta da uno scultore non vedente. Obiettivo della scuola è organizzare corsi per quanti vogliono scoprire un modo alternativo di creare forme artistiche seguendo il metodo di lavoro tattile-visivo insegnato da Tagliaferri.
Esposizione al Museo Diocesano di Brescia
Tra le opere più famose il Cristo riVelato, Nuovo Sguardo (o la Pietà ribaltata) e la Sacra Famiglia con bambino fragile. E proprio queste opere, scolpite nel marmo, saranno esposte alla personale ospitata, dal 12 gennaio al 25 giugno, al Museo Diocesano di Brescia.
In particolare le prime due opere sono ispirate rispettivamente dal Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino e dalla Pietà di Michelangelo. Nel caso di Nuovo Sguardo è il figlio a tenere tra le braccia la madre esausta.
La Sacra Famiglia con bambino fragile, invece, vede la rivisitazione del soggetto con la presenza di un bambino di circa 7 anni affetto da sindrome di down.
La rassegna fa parte del Focus Inclusività, progetto di impatto sociale che intende rendere il museo uno spazio dedicato all’accoglienza.
Emanuele Boi