Pandemia e disagio sociale: i problemi vengono al pettine

Negli ultimi anni il disagio mentale provocato dalla pandemia con conseguenti lockdown, didattica a distanza e smart working ha mostrato ampi margini di crescita. Affrontare una terapia adeguata comporta però problemi derivanti da fattori economici. In altre parole, rappresenta un costo che non tutte le fasce sociali riescono ad affrontare. Un esempio? Il Governo precedente aveva introdotto il Bonus Psicologo per far fronte a un’emergenza che trovava sempre più conforto dai numeri. L’agevolazione economica del Governo con uno stanziamento inadeguato aveva portato a coprire solo 41mila domande a fronte delle 400mila arrivate. Praticamente una su dieci. Un problema, insomma, riconosciuto anche dall’attuale Governo che per il 2023 ha incrementato il bonus portandolo da 600 a 1500 euro a persona da impiegare e spendere annualmente. L’unico requisito lasciato invariato riguarda la possibilità di accesso legato all’Isee rimasta con la soglia massima di 50mila euro.

Difficoltà presenti amplificate dalla pandemia
Secondo il Rapporto sulla salute mentale del Ministero della Salute 2022, relativo all’anno 2020, sono oltre 700mila gli assistiti da servizi specialistici. La percentuale maggiore riguarda i casi di pazienti di sesso femminile (53,6 per cento).

Si tratta di dati che differiscono anche in relazione all’età riflettendo l’invecchiamento generale della popolazione perché quasi il 70 per cento dei pazienti risulta avere più di 45 anni. E la maggior concentrazione si ha nella fascia dei 45-54 e 55-64 anni.

I problemi delle generazioni giovani

Eppure gli investimenti pubblici in questa direzione continuano a scarseggiare e tutto questo a discapito soprattutto delle nuove generazioni sempre più aperte e bisognose di opportunità e aiuti. Tra carenza di personale e mancanza di fondi, un settore già messo in ginocchio dal biennio pandemico rischia ora di subire un altro grande colpo, poiché gli investimenti che avrebbero dovuto raggiungere almeno il 5 per cento del fondo sanitario nazionale sono crollati al 2,75 per cento nel 2020. E questo nonostante l’aumento delle persone in necessità non solo tra il 2018 e il 2020, ma anche nei due anni successivi non ancora censiti durante i quali la popolazione mondiale si è trovata a dover affrontare i danni provocati dal Covid-19.

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