TikTok, Instagram e Facebook sono un pericolo per la salute dei ragazzi?
Sempre più giovani preferiscono le interazioni online a quelle reali, con un conseguente aumento di problematiche legate alla sfera sociale e psicologica.
La pandemia ha esacerbato il fenomeno portando un numero sempre maggiore di persone sui canali social: nell’ultimo anno, gli utenti sono aumentati di 227 milioni arrivando a sfiorare quota 5 miliardi lo scorso luglio.
Nonostante l’età minima per iscriversi a un social network (stabilita per legge) sia di 14 anni, non è raro vedere ragazzi e ragazze più giovani e persino bambini interagire in rete.
Al di là dei pericoli evidenti a cui un minore può andare incontro, ce ne sono altri più nascosti, ma altrettanto temibili: sono quelli per la salute emotiva e psicologica dei giovani che passano gran parte del proprio tempo su cellulari e tablet senza alcun controllo da parte degli adulti.
La denuncia delle scuole
Così, le scuole pubbliche di Seattle si sono unite nell’intentare una mega causa contro i proprietari dei principali social network: nel mirino sono finiti TikTok, Instagram, Facebook, YouTube e Snapchat.
L’accusa? I ragazzi sarebbero stati vittime di manipolazioni psicologiche per indurli a un uso eccessivo delle piattaforme e la continua pressione sociale a cui sarebbero sottoposti causerebbe ansia, depressione, disturbi alimentari, cyberbullismo e, nei casi più estremi, suicidio.
Contenuti pericolosi
Secondo quanto riportato nel documento stilato dalle scuole statunitensi, il numero di studenti che hanno riferito di sentirsi “tristi o senza speranza” ogni giorno per due o più settimane di fila è aumentato del 30 per cento nel periodo tra il 2009 e il 2019.
Emblematico è il caso delle rivelazioni dell’ex dipendente di Facebook Frances Haugen, che all’emittente statunitense Cbs svelò il contenuto dei Facebook files, documenti in cui erano riportati studi sui danni psicologici che Instagram causava agli utenti, spinti dalla piattaforma a sentirsi poco attraenti e in costante competizione.
Inoltre, l’aumento delle problematiche socio-psicologiche rende molto più difficile il lavoro educativo delle scuole, che si trovano a dover collaborare con professionisti della salute mentale e a formare i docenti in modo da far fronte a esigenze specifiche degli studenti.
Da qui la richiesta di risarcimento intentata contro i colossi dei canali social, a cui si richiede anche di pagare per la prevenzione e le cure dei danni causati.
Roberta Gatto