Cura degli occhi, a che punto siamo in Italia
Circa il 2 per cento degli italiani dai 15 anni in su soffre di gravi problemi agli occhi causa malattie oculari come glaucoma, maculopatia, retinopatia diabetica, cataratta ma anche deficit della vista da lontano. Le gravi limitazioni visive aumentano con l’età fino a colpire il 5,6 per cento di coloro che hanno più di 65 anni e ben l’8 per cento degli over 75enni. A soffrire di limitazioni moderate nella vista sono il 16,7 per cento della popolazione con una percentuale che arriva fino al 28,8 per cento tra chi ha più di 65 anni e al 33,9 per cento tra chi ha più di 75 anni. Se poi si sommano le limitazioni visive moderate a quelle gravi, complessivamente ne soffre il 18,6 per cento della popolazione con una percentuale che sale al 33,8 per cento tra gli ultra sessantacinquenni e al 41,9 per cento tra gli ultra settantacinquenni. A rilevare questi dati è la «Relazione sullo stato di attuazione delle politiche sulla prevenzione della cecità, l’educazione e la riabilitazione visiva» (dati 2019), trasmessa di recente dal Ministero della Salute al Parlamento.
Luci e ombre
La Relazione analizza e illustra ai sensi della Legge n. 284 del 1997 «Disposizioni per la prevenzione della cecità e per la riabilitazione visiva», le attività svolte nell’anno 2018 dal Ministero della Salute, dalla Sezione italiana dell’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità- IAPB Italia onlus, insieme al Polo Nazionale dei Servizi e Ricerca per la prevenzione della cecità e la riabilitazione visiva, e dai Centri regionali.
Se l’Italia è all’avanguardia mondiale nella prevenzione e riabilitazione visiva (come si legge nel rapporto) presenta però ancora «diverse criticità e disomogeneità a livello regionale, anche a causa della scarsità di finanziamenti». In pratica, emergerebbe «una disparità a livello regionale nella distribuzione territoriale dei centri di riabilitazione».
Malattie legate all’invecchiamento
Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) su cecità e ipovisione, almeno 2,2 miliardi di persone nel mondo hanno una disabilità visiva di cui almeno un miliardo ha una disabilità visiva che avrebbe potuto essere prevenuta o che non è stata presa in carico. Il numero di persone affette da ipovisione è in aumento per molteplici cause tra cui, «in particolare, per quanto riguarda il nostro Paese – come si legge nella relazione ministeriale – il progressivo aumento della speranza di vita, che ha portato a una maggiore diffusione di malattie oculari legate all’invecchiamento. Tra queste vi sono la degenerazione maculare legata all’età, il glaucoma, la cataratta, patologie vascolari retiniche.
I grandi progressi scientifici e tecnologici dell’oftalmologia registrati negli ultimi decenni «hanno portato» si legge ancora nella Relazione, «a una riduzione dei pazienti destinati alla cecità, ma contemporaneamente hanno determinato un incremento dei soggetti con residuo visivo parziale, insufficiente a garantire il mantenimento di una completa autonomia».
Attenzione ai bambini
I gravi problemi della vista nell’età evolutiva possono limitare l’apprendimento e lo sviluppo neuro-psicomotorio. Eppure, sottolinea la relazione, «la maggioranza dei bambini effettua il primo controllo solo intorno ai 7 anni, mentre difficilmente si presta attenzione alla fascia dei 3-4 anni che rappresenta invece il momento più opportuno per fare prevenzione». In Italia per la fascia pediatrica ci sono «centri altamente qualificati e di lunga tradizione. Tuttavia per la riabilitazione visiva esistono ancora alcune criticità, come la poco omogenea distribuzione dei centri specializzati sul territorio nazionale, che spesso costringe le famiglie a lunghi e costosi spostamenti».
Le conseguenze negli adulti
La disabilità visiva nell’adulto «incide sulla qualità della vita, l’indipendenza, la mobilità e l’autonomia» si sottolinea ancora nella Relazione. E così, «la perdita della vista aumenta il rischio di mortalità viste le possibilità di cadute e lesioni e può portare all’isolamento sociale e ad altri problemi psicologici».
Che fare
La prevenzione dell’ipovisione e la riabilitazione visiva rappresentano quindi un aspetto prioritario in ambito di sanità pubblica. L’intervento sanitario deve comprendere prevenzione, cura e riabilitazione. Nella Relazione, però, emerge «una disparità a livello regionale nell’applicazione della legge n. 284/97». Riguardo ai centri di riabilitazione, «alcune Regioni hanno favorito una presenza più capillare dei centri stessi, mentre altre hanno cercato di centralizzarli. Ben otto Regioni e le due Province Autonome hanno dichiarato di avere un solo centro. Questo comporta come molti pazienti siano obbligati a trasferirsi in strutture extra-regionali per ricevere assistenza».