Cieco torna a vedere: ricostruito con un trapianto occhio sano da occhio che non vede
Da due occhi che non vedono è stato possibile ricostruirne uno sano: è la prima volta al mondo che viene eseguito un intervento di questo tipo e il primato spetta all’equipe del professor Michele Reibaldi, direttore della Clinica oculistica universitaria Molinette e al professor Vincenzo Sarnicola, tra i maggiori esperti al mondo di chirurgia corneale.
L’intervento
L’autotrapianto in un paziente cieco è stato eseguito prelevando dall’occhio sinistro, irrecuperabile dal punto di vista funzionale, «tutta la congiuntiva, la cornea e due millimetri di sclera, in un unico pezzo» spiegano Reibaldi e Sarnicola. «In pratica, un terzo dell’occhio sinistro è stato autotrapiantato nell’occhio destro, che quindi è stato ricostruito ed è tornato a vedere».
Una novità in campo oculistico
«La vera novità» spiega ancora Sarnicola, «consiste nell’aver allargato il trapianto corneale all’intera superficie oculare, ai tessuti congiuntivo-sclerali che giocano un ruolo fondamentale nel permettere il successo del trapianto in condizioni particolari, come nel caso del nostro paziente. Allo stesso tempo, l’occhio sinistro è stato ricostruito con tessuti da donatore solo a scopo estetico».
Grande soddisfazione non solo da parte dei due medici, quindi, ma anche del paziente che ha così potuto recuperare la propria autonomia visiva. «L’intervento è stato straordinario e il paziente, dopo due settimane, ha ripreso a vedere e si muove autonomamente. Siamo molto emozionati e ci aspettiamo un successo duraturo nell’occhio destro, perché ricostruito con tessuti propri del paziente e quindi potenzialmente al riparo dai problemi di rigetto che hanno afflitto i precedenti trapianti» concludono Reibaldi e Sarnicola. Il paziente, un uomo di 83 anni che aveva perso la vista dall’occhio sinistro 30 anni fa a causa di una cecità retinica irreversibile (e che negli ultimi 10 anni era invece diventato progressivamente cieco dall’occhio destro a causa di una patologia rara) ha definito lo straordinario intervento come una rinascita: «quando mi sono risvegliato e ho iniziato a vedere i contorni delle mie dita e della mano, è stato come nascere di nuovo».
Grazie all’innovativo metodo di trapianto, sarà ora possibile replicare l’intervento su altri pazienti con le stesse caratteristiche.
Roberta Gatto