Hikikomori, quanti sono in Italia
Il Gruppo Abele, insieme al Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha realizzato un’indagine sul ritiro sociale volontario o hikikomori. La ricerca è stata condotta su un campione di oltre 12mila studenti iscritti agli istituti che hanno partecipato alla rilevazione.
La metodologia
I ragazzi sono stati intervistati attraverso un apposito set di domande volte a intercettare sia i comportamenti, che le loro cause percepite e i risultati si basano sull’autovalutazione.
Il questionario è stato somministrato durante un’ora scolastica ed è stato svolto da un docente. Questo ha letto le istruzioni per la compilazione e comunicato come la partecipazione fosse volontaria e anonima.
Per ottenere un campione rappresentativo della popolazione target (studenti tra i 15 – 19 anni) si è proceduto a un campionamento stratificato a più stadi: provincia, tipo di scuola (paritaria o statale), collocazione geografica dell’istituto e tipologia di istituto.
Il questionario per i dirigenti
Anche ai dirigenti scolastici è stato sottoposto un questionario addizionale per inquadrare il fenomeno della dispersione scolastica e dell’isolamento sociale.
I dati evidenziano una dispersione scolastica pari al 2.2 per cento e maggior prevalenza nelle regioni meridionali (3 per cento, contro i 2.1 del Nord, l’1.8 del Centro e l’1.4 per cento delle Isole). Per quanto riguarda il ritiro sociale, invece, si è registrata una prevalenza maggiore al Centro (0.4 per cento, contro lo 0.1 del Nord e delle Isole e lo 0.3 per cento del Sud).
Il 19.6 per cento degli istituti prevede, inoltre, un piano o patto formativo che disciplina il recupero dei soggetti con certificazione di ritiro sociale prevedendo specifiche attività.
Il 47.4 per cento ha previsto per gli adolescenti definibili hikikomori, attività didattiche in orario extrascolastico; il 42.1 per cento un sostegno alle famiglie e il 36.8 per cento attività didattiche a domicilio.
Il questionario per gli studenti
Il questionario è stato somministrato a oltre 12mila studenti di cui il 50.8 per cento ha affermato di essere di genere femminile e con un’età media di 17 anni.
La ricercatrice del Cnr-Ifc Sabrina Molinaro spiega come «il 2.1 per cento del campione si attribuisce la definizione di hikikomori. Proiettando il dato sulla popolazione studentesca di 15-19enni a livello nazionale, si può quindi stimare come circa 54mila studenti italiani di scuola superiore si identifichino in una situazione di ritiro sociale». Un dato, «che appare confermato dalle risposte sui periodi di ritiro effettivo: il 18,7 per cento degli intervistati afferma di non essere uscito per un tempo significativo (escludendo i periodi di lockdown) e di questi l’8,2 per cento non è uscito per un tempo da 1 a 6 mesi e oltre […]».
Dall’indagine emerge anche come l’età maggiormente a rischio per la scelta di ritiro sia quella dai 15 ai 17 anni. Le differenze di genere si rivelano nella percezione del ritiro con i maschi a rappresentare la maggioranza fra i ritirati mentre le femmine si attribuiscono più facilmente la definizione di Hikikomori. Tra i maschi prevale, infatti, l’utilizzo di giochi online mentre le femmine sono più propense al sonno, alla lettura o il guardare la televisione.
Tra le cause dell’isolamento, invece, ha un peso determinante il senso di inadeguatezza rispetto ai compagni.
Preoccupanti, infine, i risultati che riguardano le reazioni delle famiglie: un intervistato su 4 fra quanti si dichiarano ritirati sostiene che i genitori abbiano accettato la cosa senza apparenti domande.
Emanuele Boi