Una app di comunicazione per rendere le chat più inclusive
SymChat, questo il nome della app, consente anche alle persone con disabilità fisica o cognitiva di mandare messaggi e di connettersi con altri utenti: un’idea che è piaciuta anche alla ministra per le disabilità Alessandra Locatelli, che ha chiamato il ragazzo per complimentarsi con lui.
Cos’è la CAA
La Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA) è un approccio che offre una modalità alternativa a coloro che sono esclusi dalle tradizionali forme di comunicazione orale a causa di disabilità fisiche o cognitive.
La CAA non sostituisce il linguaggio verbale, ma si presenta come supporto in grado di favorirne lo sviluppo. Infatti, questo tipo di comunicazione si affianca al linguaggio verbale grazie all’aiuto dei partner comunicativi che verbalizzano i segni utilizzati dal parlante con deficit.
La forma più conosciuta di CAA è costituita da un sistema di scrittura in simboli; tuttavia, lo scopo della CAA non è solo quello di fornire una modalità di comunicazione alternativa ma, come dice il nome stesso, anche di creare una forma di comunicazione aumentativa, che si traduce nella possibilità, per chi la utilizza, di esprimere i propri desideri, pensieri e scelte diventando così protagonisti attivi capaci di autodeterminarsi e agire sull’ambiente.
Com’è nata l’applicazione
Samuele, che studia al liceo scientifico, ma non ha tra le materie l’informatica, ha scelto di seguire un corso su come si realizza una app e di implementare le sue conoscenze attraverso un manuale e un viaggio a Toronto l’estate scorsa. Oltre 700 ore di studio e lavoro che alla fine hanno premiato il ragazzo. Non solo la telefonata con la ministra, infatti, ma anche il riconoscimento e l’apprezzamento da parte della Società internazionale della comunicazione aumentativa alternativa. La sua app inclusiva, inoltre, è da gennaio sul podio nella classifica di Apple dedicata ai social network per iMessage.
«Ho iniziato a lavorarci per quanto riguarda gli aspetti applicativi in estate» spiega Samuele, «ho contattato lo sviluppatore Dario Ricci che mi ha dato una mano e mi sono messo in contatto con il centro di Milano Benedetta D’Intino e con l’associazione internazionale della comunicazione aumentativa alternativa. Subito sono arrivati i risultati».
Per il futuro, Samuele pensa a una versione anche per Android.
Roberta Gatto