Violenza nei confronti di donne con disabilità: mancano misure di tutela

Il rapporto Ombra prende in esame l’applicazione della Convenzione di Istanbul in tema di violenza di genere, e nello specifico della violenza nei confronti delle ragazze e delle donne con disabilità in Italia. Trasmesso al Grevio (l’organo indipendente preposto al monitoraggio della Convenzione) ne emerge un quadro dove purtroppo le donne con disabilità non vengono tutelate né prima né dopo aver subito una violenza.

La situazione in Italia

Secondo il rapporto consegnato al Grevio il 6 aprile 2023 e redatto dal Forum Italiano sulla Disabilità (Fid), lo scenario è piuttosto critico anche se con qualche dato positivo rispetto agli anni passati. Sebbene le raccomandazioni rivolte all’Italia dal Grevio rimangano inascoltate, infatti, la sensibilità generale sembra andare verso un cambiamento che fa ben sperare.

Un esempio in tal senso si è avuto lo scorso dicembre dall’Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori della Direzione centrale della polizia criminale che ha pubblicato una brochure divulgativa intitolata “La violenza contro le donne con disabilità”.

Se da un lato, quindi, qualcosa si sta muovendo, dall’altro restano inalterate le problematiche circa l’attuazione del Piano Strategico Nazionale sulla Violenza Maschile contro le Donne 2021-2023 perché nel nostro Paese è affidata alle Regioni. Il problema sorge infatti nel momento in cui le amministrazioni locali affrontano la materia in modo disorganizzato e disomogeneo. Solo in pochi casi si fa riferimento alla discriminazione interiezionale e questo a scapito delle donne con disabilità.

Inoltre, mancano le direttive nazionali e regionali sugli interventi da attuare per arginare il fenomeno.

Discriminate due volte

Le strutture di supporto e assistenza risultano inaccessibili a donne e ragazze con disabilità sia a livello fisico-ambientale sia a livello comunicativo. Così si rende impossibile per queste donne chiedere aiuto con tutte le conseguenze che questo comporta. Le campagne di sensibilizzazione e prevenzione non si rivolgono a donne e ragazze con disabilità. In particolare, ne vengono escluse quelle con disabilità intellettive e/o psicosociali e non sono pensate per essere accessibili a chi abbia esigenze comunicative speciali.

Alle persone con disabilità (non solo alle donne) non è riconosciuto il diritto costituzionale all’uguaglianza davanti alla legge: l’interdizione e l’inabilitazione sono due istituti giuridici ancora applicabili se l’individuo è considerato incapace di intendere e di volere. Questo si traduce in un danno gravissimo alla libertà delle persone con disabilità.

Questi istituti, inoltre, sono in pieno contrasto con l’art. 12 della Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. In essa si dispone il riconoscimento della piena capacità giuridica e di agire di tutte le persone con disabilità senza eccezioni, nonché di garantire un supporto al processo decisionale nel rispetto della volontà della persona stessa.

Associazioni e istituzioni: mancanza di dialogo

Per quanto riguarda gli osservatori sulla violenza di genere con comitato scientifico, risultano assenti le associazioni delle persone con disabilità. Queste dovrebbero invece affiancare quelle sulla violenza contro le donne, già presenti nelle figure dei Centri Antiviolenza e delle Associazioni femminili,.

Altro problema è costituito dalla mancanza di dialogo con le istituzioni: infatti è raro che associazionismo e politica instaurino un dialogo in merito a questa tematica e, quando questo accade, è sempre a livello locale.

Nel 2018 il Fid segnalava già la mancanza di attenzione dei media, sia privati che pubblici, nei confronti di un fenomeno così importante come la violenza sulle donne con disabilità. Sempre il Fid, sottolineava la mancanza di riferimenti alle donne con disabilità nella regolamentazione, analisi e monitoraggio da parte dell’Autorità nazionale per le comunicazioni (Agcom). Purtroppo, come evidenziato dal rapporto di Fid, le donne con disabilità sono maggiormente a rischio per quanto riguarda l’odio online. Ricordiamo a tal proposito gli episodi dello youtuber Sdrumox, che prendeva di mira la sessualità delle donne con sindome di Down, e quello della puntata del podcast “Muschio Selvaggio” con Fedez, Luis Sal ed Emanuel Cosmin Stoica dove si faceva ironia sul fatto che le donne con disabilità motoria sarebbero potenzialmente vittime passive di violenza.

Il problema dell’accesso alla giustizia

Un’area nella quale le donne con disabilità riscontrano enormi difficoltà è proprio quello della giustizia, dove difficilmente vengono credute e si ritrovano a essere giudicate senza che si tenga conto della loro situazione.

Come si legge nel rapporto, «nel caso di donne con disabilità che hanno denunciato la violenza subita, un’ulteriore discriminazione si riscontra nel corso del procedimento per l’affidamento dei figli, a seguito di denunce penali. Le donne con disabilità sono spesso sottoposte a valutazioni delle proprie capacità genitoriali senza considerare la condizione di disabilità, utilizzando invece parametri standard in modo indifferenziato, con conseguenti esiti negativi. Le donne con disabilità che si rivolgono ai servizi antiviolenza hanno spesso difficoltà cognitive o intellettive e psichiatriche, ma queste non sono tenute nella giusta considerazione dalle Istituzioni che invece dovrebbero fornire loro il supporto necessario per esercitare al meglio il ruolo di madre, tenendo con sé i propri figli».

Roberta Gatto

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