Quelle voci che permettono di vedere

Cosa sono le audiodescrizioni e come dovrebbero essere fatte? Quanto è diffusa l’audiodescrizione in Italia? È sufficiente che un prodotto audiovisivo sia audiodescritto per definirlo accessibile?

L’audiodescrizione

Si tratta, come dice il nome stesso, della descrizione da parte di una voce di tutto ciò che in un prodotto audiovisivo (documentari, film e serie tv, cartoni animati ecc.) non è dialogo. È quindi lo strumento attraverso il quale le persone con disabilità visiva possono fruire in autonomia di questi prodotti. Un po’ come l’equivalente dei sottotitoli per le persone sorde.

In Italia, tuttavia, l’audiodescrizione non sembra ancora aver preso piede e spesso, quando presente, non offre standard di qualità. Qualcosa però si sta muovendo sia tra i gruppi di ciechi e ipovedenti, che da pubblico pagante e troppo spesso non messo nelle condizioni di poter vedere uno spettacolo (come invece è permesso fare a chi una disabilità visiva non ce l’ha) si stanno organizzando affinché l’audiodescrizione sia garantita come previsto dalla legge, sia da parte di associazioni come Blindsight Project che già nel 2014 ha redatto le linee guida per realizzare un’audiodescrizione di qualità.

A detta della stessa presidente dell’associazione, però, le linee guida sono in continua evoluzione, quindi uno speaker dovrebbe tenersi costantemente aggiornato e dovrebbe farlo attraverso corsi di formazione seri e professionali.

«I corsi devono essere svolti seriamente» spiega Laura Raffaeli, presidente di Blindsight Project, «invece a volte i corsi stessi sono scadenti, non riconosciuti, spesso improvvisati e di pochissime ore, come se l’audiodescrizione fosse solo “un lavoretto” per guadagnare qualcosa in più, o la si paragonasse a qualsiasi altro servizio, dimenticando invece l’importanza che ha come ausilio per la nostra autonomia».

Coinvolgere le persone con disabilità visiva

Un aspetto fondamentale, ma troppo spesso trascurato è quello dell’interazione con chi andrà a beneficiare dell’audiodescrizione, ovvero le persone cieche e ipovedenti.

«Un’audiodescrizione vera dovrebbe essere innanzitutto realizzata insieme alla persona con disabilità visiva» dice la Raffaeli, «ma soprattutto il test finale lo si può fare solo con chi è obbligato a fruirne, cioè non è vedente. Sì, è vero, a volte i lavori vengono consegnati con scadenze pazzesche (ad esempio, pochi giorni per decine di puntate di una serie Tv), ma realizzare un’audiodescrizione con chi vive la disabilità visiva significa accorciare i tempi di scrittura, perché difficilmente si sbaglierà».

Infatti, non di rado ci si ritrova davanti a delle audiodescrizioni che non aiutano a comprendere ciò che sta accadendo, o a delle interpretazioni non adatte alla tipologia di prodotto che viene audiodescritto. Una voce piatta o che non risulti idonea alla narrazione può rendere l’ascolto difficile e, in certi casi, spiacevole. Possiamo dire, insomma, che anche l’udito vuole la sua parte.

L’importanza dello speaker

Risulta quindi indispensabile la figura dello speaker, ovvero di chi presta la propria voce all’audiodescrizione. Si tratta, o perlomeno è auspicabile che si tratti, di professionisti della voce, da non confondere con i doppiatori.

Come spiega la presidente di Blindsight Project, infatti, audiodescrizione e doppiaggio, «sono due mondi totalmente diversi. (…) La neutralità della voce dello speaker è fondamentale, perché noi disabili visivi memorizziamo quella voce come audiodescrizione, quindi ben distinta dal sonoro e dal parlato del film o del programma: è più facile per noi entrare nel film avendo le due cose ben distinte. A volte, invece, alcuni speaker, senza dubbio bravissimi doppiatori, interpretano o addirittura recitano, confondendoci non poco nella fruizione del film o del programma: in sostanza non distinguiamo più l’audiodescrizione dagli attori. Gli speaker bravi, invece, non recitano, non interpretano e mantengono sempre lo stesso tono e timbro, forse all’apparenza monotono per chi vede, ma necessario a noi che non vediamo».

Differenze tra audiodescrizione e narrazione

Un altro aspetto da non sottovalutare è ciò che differenzia l’audiodescrizione dalla narrazione, ad esempio di un libro. «L’errore più frequente è quello di descrivere anche ciò che non si vede ma si intuisce» prosegue la Raffaeli, «e, nel caso dello speakeraggio, di raccontare il testo dell’audiodescrizione: il risultato è che così si ottiene un’audionarrazione, cosa ben diversa dall’audiodescrizione. Non bisogna quindi impaurirsi di fronte alla cecità, ma considerare che chi è cieco non è anche disabile cognitivo: abbiamo capacità a volte superiori in questo, perciò la qualità e la professionalità sono fondamentali, perché la parola e la voce giuste (cioè l’audiodescrizione e lo speakeraggio), diventano i nostri occhi.

Roberta Gatto

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