Sempre più ridotto il potere d’acquisto dei pensionati
Crolla il potere di acquisto dei pensionati. È l’allarme lanciato da Anpas Confartigianato Imprese Sardegna attraverso un’analisi effettuata dall’Ufficio Stampa sui dati di Federanziani.
I pensionati che prima rappresentavano una delle colonne più robuste del welfare familiare, fino a qualche tempo fa, pur con redditi modesti, fornivano un valido aiuto economico ai propri figli e nipoti. Ora, invece, diventa tutto più difficile vista l’erosione del caro- vita a cui sono sottoposte le loro pensioni.
Alcuni statistiche
Nel nostro Paese, ci sono circa 4 milioni sono over65 che vivono da soli e di questi, il 70 per cento sono pensionati con meno di mille euro e un altro 17 per cento di pensionati con appena 500 euro. In media, i pensionati percepiscono 13.753 euro l’anno (poco più di mille euro al mese).
Ma come vengono utilizzate le pensioni? Secondo l’analisi, il 19 per cento della pensione (217 euro) è utilizzato per le spese alimentari, il 40 per cento (458.4 euro) per abitazione e utenze, il 9 per cento (103.14 euro) per auto e trasporti e il 7 per cento (80 euro) per la salute. Il rimanente viene utilizzato per abbigliamento, spese impreviste e supporto ai familiari prossimi.
Le spese aumentano notevolmente nel caso di anziani non autosufficienti. In questo caso, infatti, vanno ad aggiungersi i costi dell’assistenza a domicilio e quello delle badanti.
L’inflazione
A incidere negativamente sul potere d’acquisto delle pensioni anche l’aumento dell’inflazione, passata negli ultimi due anni dal 2.2 all’11.8 per cento.
Circa il 37 per cento dei pensionati ha eliminato l’acquisto di acqua in bottiglia; il 26 per cento ha smesso di acquistare integratori e il 63 per cento ha ridotto il consumo di carne bianca o rossa a una volta a settimana. Ridotte anche le spese per cure mediche, farmaci e regali ai nipoti. L’auto, invece, viene ormai utilizzata solo per le necessità essenziali.
Secondo gli ultimi dati Istat, l’aumento dei prezzi sta andando a gonfiare i costi dei generi alimentari. Da settembre a oggi, ad esempio, il costo della pasta è aumentato del 38 per cento con una crescita dei prezzi tra 1.10 – 1.40 euro al chilo.
Emanuele Boi