Mercato del lavoro: così la pandemia ha cambiato il settore degli artigiani
L’emergenza sanitaria legata alla pandemia da Covid-19 ha avuto un impatto significativo sul mercato del lavoro. E questo ha portato una serie di cambiamenti anche nelle richieste di servizi. Un recente studio condotto da Unioncamere-Infocamere, riportato da La Stampa, evidenzia come il mercato del lavoro per gli artigiani abbia subito una trasformazione negli ultimi 5 anni a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19, con un boom di richieste per i servizi estetici e un calo per la manodopera e i manutentori.
Più estetiste, meno elettricisti
Fortunatamente, non tutti i settori sono stati colpiti allo stesso modo: tuttavia, variazioni significative sono state rilevate nella domanda di professionisti e artigiani. Durante il periodo post-emergenza sanitaria, si è osservato un aumento di estetiste e tatuatori, mentre sono diminuiti gli elettricisti, gli idraulici, i panettieri e i trasportatori in proprio.
Inoltre, il bisogno di cure personali, manutenzione domestica, mobilità, servizi digitali e cura del verde è aumentato, mentre la richiesta di alcuni servizi tradizionali è diminuita.
I dati
Secondo lo studio, attualmente le imprese artigiane rappresentano il 22 per cento del tessuto produttivo, con un totale di 1,3 milioni di imprese. Nel corso degli ultimi 5 anni, si è verificato un aumento del numero di imprese di estetiste e tatuatori, che sono cresciute di 8.802 unità, corrispondente a un aumento del 24% per cento nel quinquennio considerato. Altri settori che hanno registrato un aumento includono i muratori (+3.451), gli autisti per noleggio auto con conducente (+2.339, +19,2 per cento), i serramentisti (+2.234), i giardinieri (+1.934), gli impiegati nell’e-commerce e nella cybersicurezza (+1.317, +12,5 per cento).
D’altra parte, alcuni mestieri hanno sperimentato un calo nella domanda. I piccoli trasportatori hanno registrato una diminuzione di 10.784 unità (-20,6 per cento in cinque anni), gli elettricisti sono diminuiti di 4.281 unità, i parrucchieri e i barbieri di 4.056 unità, i falegnami di 3.503 unità (-19 per cento), i calzolai dell’18,1 per cento e i panettieri del 10,9% per cento.
Roberta Gatto