Comunità Mondiale della Longevità: perché e come diventare centenari
«Quando gli esseri umani superano il secolo di vita» dichiara nell’intervista il presidente Ierfop e della Comunità mondiale della Longevità Roberto Pili, «si avvicinano agli estremi limiti della specie. Per arrivare a questi livelli ci vuole una vitalità eccezionale e aver osservato uno stile di vita salubre: alimentazione sana, vita attiva sia in termini di movimento che di relazionalità, ambiente non inquinato». Ma non basta: «tutto questo non potrebbe essere sufficiente se queste persone non fossero dotate anche di una struttura psicologica e psichica che corrisponde alla voglia e alla volontà di mantenersi in vita e questo si declina in tanti aspetti».
Nel sito del famoso quotidiano si ricorda l’impegno della Comunità Mondiale della longevità impegnata da decenni nello studio delle cause della lunga vita in relazione a determinanti genetiche, stili di vita e caratteristiche ambientali.
Come si legge ancora nell’articolo, «quello che riveste importanza» secondo Pili, «è la loro saggezza esperienziale: cultura, famiglia, tradizione hanno insegnato loro a cercare il bene non solo personale, ma anche quello degli altri. Quando la signora Domenica dice “bisogna essere buoni”, intende anche saper perdonare che si traduce nella capacità di gestire lo stress. È una saggezza naturale, anche involontaria, ma aiuta a gestirsi la vita perché le malattie stress-correlate sono tantissime».
Nell’intervista il presidente Pili evidenzia inoltre come invecchiare non debba essere considerato una malattia: «la senescenza significa che i nostri apparati declinano, ma se lo fanno armoniosamente si consumano senza ammalarci. Non è frequentissimo, anzi è raro».
Nell’articolo trovano anche spazio i consigli per quanti sperano di vivere a lungo: «bisogna essere consapevoli che esiste un periodo critico individuato dai nostri studi fra i 45 e i 60 anni dov’è possibile ancora rimediare se si è vissuto in maniera sregolata, oppure rinforzarsi se si è vissuto in modo sano e agire sui grandi temi: alimentazione, movimento e relazionalità». Poi il presidente della Comunità mondiale della Longevità Roberto Pili entra meglio nei dettagli: «mangiare secondo i canoni della natura e non dei mass-media, usare il proprio corpo nel movimento quotidiano e non 2-3 ore settimanali in palestra, costruire belle relazioni con se stessi e con gli altri».
L’articolo de “Il Resto del Carlino” si chiude con un auspicio del presidente Pili: «vivere a lungo grazie alla medicina oggi è possibile, ma è molto più complicato vivere una vita degna di essere vissuta stando bene. Ed è la frontiera che dobbiamo presidiare, perché la sofferenza rende duro vivere a lungo non solo a chi deve sopportarla ma anche ai familiari e rimanda, alla fine, a una insostenibilità. E per vivere bene a lungo bisogna prepararsi».
Emanuele Boi
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