Istat, sempre più vecchi in Italia ed è record di ultracentenari
Italia sempre più vecchia con il 24 per cento della popolazione sopra i 65 anni. Non è record visto come il Giappone ci sopravanza con il 28 per cento, ma in Europa siamo i più “vecchi”. E abbiamo anche un altro record: gli ultracentenari con quasi 22mila, due mila in più dello scorso anno. Guardando ad altri record tutti italiani, vi sono gli ultra ottantenni (7,7 per cento della popolazione), quelli delle culle vuote (sotto i 400mila i nuovi nati), dei decessi (ancora oltre 700mila), dell’aspettativa di vita (80,5 per gli uomini, 84,8 per le donne).
Sono tutti numeri che l’Istat mette in evidenza nel rapporto annuale di questo 2023.
La piramide sociale appare invertita: risultano 187 anziani per ogni 100 giovani. E questo numero è dato certamente dall’indice di natalità che in un solo anno è passato da 1,27 a 1,24 figli per donna. Il primo figlio, in media, viene concepito da donne di 32 anni.
I numeri
Cosa ci riservano in proiezione questi numeri? Nel 2041 si prevede che gli ultra ottantenni saranno 6 milioni (oggi sono 4,5 milioni) e gli ultranovantenni arriveranno a 1,4 milioni. Con questi dati, la popolazione continuerà a diminuire e infatti già quest’anno si contano 58 milioni 850mila, quasi 180mila di meno rispetto l’anno passato. Le nascite, già al lumicino, nel primo quadrimestre di quest’anno hanno fatto segnare un meno 1,1 per cento rispetto allo stesso quadrimestre del 2022.
Il Prodotto interno lordo
Se da punto di vista demografico il quadro si presenta fosco, riguardo illivello di crescita del Pil, nel 2022 viene registrato un più 3,7, dato inferiore alla Spagna (5,5 per cento), ma superiore alla Francia (2,5) e alla Germania (1,8).
La spesa delle famiglie ha accelerato rispetto all’anno precedente (+5,5 per cento nel 2022 rispetto a più 4,9 per cento del 2021). La spesa per gli investimenti è invece aumentata del 9,4 per cento raggiungendo una quota di Pil pari al 21,5 per cento pari al valore più elevato dell’ultimo decennio.
Le imprese
Risulta ancora scarsa la percentuale delle imprese che si occupano di innovazione: appena una su due (50,9 per cento). Scarsa poi, la percentuale di giovani sotto i 35 anni che ha una sua impresa: appena uno su dieci circa (11,7 per cento con 500mila in numero assoluti), mentre quella delle donne è arrivata a essere quasi una su tre (il 27 per cento, più di un milione e 200 mila).
Il tema ambientale
Il 70 per cento della popolazione sopra i 14 anni considera il cambiamento climatico o l’aumento dell’effetto serra tra le preoccupazioni prioritarie. L’Istat segnala come viene dedicata «attenzione alla scarsità delle risorse naturali, con particolare riguardo all’acqua (perdiamo il 42 per cento dell’acqua potabile a causa della rete idrica danneggiata), alle emissioni di gas climalteranti, alla mobilità e agli effetti della qualità dell’aria».
I giovani
Nel 2020, il flusso di laureati in rapporto alla popolazione di età 20-29 anni è arrivata a essere quasi in linea con la media europea: per le lauree di primo livello rappresenta il 31,3 per mille (34,3 per la Ue a 27), con una crescita di 7 punti rispetto a dieci anni fa, il 2013 per le lauree magistrali rappresenta il 21,1 per mille in Italia e il 22,1 per mille nell’Ue 27.
I laureati (di qualsiasi livello) in discipline Stem (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica), nel 2020 rappresentano il 16,5 per mille, 1,9 punti sotto la media Ue a 27.
E poi ci sono i neet, giovani che non studiano e non lavorano: sono 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni. Siamo sopra la media europea di circa 7 punti e più alta di noi c’è soltanto la Romania.
Bachisio Zolo