Giovani e impresa? La Sardegna penultima in Italia
No, proprio, la Sardegna non è terra per giovani imprese. La classifica vede infatti l’Isola penultima in Italia per le condizioni di lavoro e di creazione di attività economiche. A dirlo è uno studio prodotto dall’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna analizzando i dati UnionCamere-Infocamere del 2023.
Delle oltre 14mila imprese giovanili, solo 1 su 5 è artigiana. E poi il dato preoccupante del 21,4 per cento di Neet, giovani che non studiano, non lavorano, non si formano.
La classifica nazionale
L’Isola è penultima tra le regioni italiane che offrono alle “nuove idee imprenditoriali” le migliori condizioni per lavorare e creare attività economiche. Di contro, il territorio ideale risulta quello della Lombardia (indice pari a 798 punti ovvero elevata performance) seguito dal Piemonte (770 punti).
Ultimo il Molise (376 punti) e penultima la Sardegna (384 ovvero “bassa performance”). La media nazionale è di 627 punti.
Tra le province sarde, tutte classificate a “bassa performance” per le nuove imprese, la migliore è quella di Nuoro-Ogliastra, al 79esimo posto con indice di 476. Seguono Oristano, 83esimo posto con indice 458, Cagliari, 87esimo posto con indice 437, Sud Sardegna, 87esimo posto con indice di 437 e Sassari-Gallura, 104esimo posto con indice di 386. Nel resto dell’Italia, il terreno più fertile è a Cuneo, seguita da Bergamo e Vicenza.
La classifica viene stilata sulla base di tredici indicatori che comprendono, tra gli altri, il tasso di occupazione under 35, la presenza di giovani imprenditori, la collaborazione scuola-impresa, la diffusione dell’apprendistato, il saldo migratorio dei giovani all’estero o altre regioni.
Gli ultimi dati dicono anche come in Sardegna siano attive 14.553 imprese giovanili ovvero l’8,5 per cento di tutte le imprese sarde. Quelle femminili giovanili sono 4.267 e quelle gestite da giovani stranieri sono 1.435. Le under 35 artigiane sono 2.616, di cui 686 femminili e 153 gestite da stranieri.
Imprese artigiane
Nell’Isola preoccupa anche il fatto che meno di 1 impresa giovanile su 5 sia artigiana (il 17,98 per cento). Cosa significa? Che il tessuto artigiano invecchia e fatica a rinnovarsi facendo intendere come stia scemando la vocazione imprenditoriale artigiana dei giovani. Colpa dell’andamento demografico negativo soprattutto in Sardegna? Più probabile la tradizionale difficoltà italiana riguardo il passaggio generazionale. Cioè la trasmissione di un’attività ai propri eredi andando quindi a disperdersi. A questo si aggiungono i costi e i maxi rincari in grado di comprimere i margini di guadagno. Tutto questo ha probabilmente sconsigliato non pochi giovani ad aprire un’attività imprenditoriale, anche se artigiana. A questo si aggiunge il mancato supporto, come il tutoraggio, gli incentivi e l’accompagnamento manageriali che vengono offerti. Tutte carenze gravissime, cristallizzate da tempo.
I Neet
I giovani rappresentano il futuro del Made in Sardegna e Made in Italy, ma registrare come il 21,4 per cento dei giovani (tra i 15 e 29 anni) non cerca lavoro e non studia costituiscono una serie minaccia per la nostra economia e impresa.
Quali rimedi? Di certo bisogna far leva sulla formazione, su un nuovo e intenso rapporto tra scuola e imprese così da trasmettere il “saper fare”. E poi misure per sostenere la creazione d’impresa e il passaggio generazionale in azienda.
Bachisio Zolo