Intelligenza artificiale e mondo del lavoro
L’intelligenza artificiale cambierà il mondo del lavoro e già ora è possibile immaginare una nuova era dove ambiente fisico e digitale saranno strettamente connessi. A dirlo è lo studio “A new era of generative AI for everyone” di Accenture (una multinazionale con sede legale a Dublino, in Irlanda, operante nel settore della consulenza strategica e direzionale e dell’esternalizzazione). In questo studio si indica come il 98 per cento dei dirigenti a livello globale svolgerà nei prossimi 3-5 anni un ruolo importante nelle rispettive organizzazioni. Le ragioni? Perché i suoi strumenti ottimizzeranno i compiti e cambieranno radicalmente l’organizzazione delle attività con il risultato generale di avere processi più rapidi e meno costosi.
Nello specifico, stima ancora lo studio, alcuni settori saranno fortemente coinvolti in questa trasformazione, come quello bancario, assicurativo, energetico e l’intero comparto dei media.
Ma non solo: l’intelligenza artificiale può essere impiegata con successo nella diagnosi medica per identificare patologie e suggerire trattamenti, nell’automatizzazione di processi industriali complessi, nel mondo della finanza, nello sviluppo di veicoli autonomi, nel settore della cyber security per rilevare attività sospette, identificare potenziali minacce e garantire la sicurezza dei dati.
L’impatto sul lavoro
L’impatto principale non sarà sulle occupazioni, ma sulla tipologia di mansioni svolte a livello individuale. Certamente alcune di esse si evolveranno, a volte in modo radicale, e nasceranno professioni completamente nuove. Qualche esempio? Certamente esperti di linguistica, controllori ed editor della qualità dell’Ia. Non solo: anche prompt engineers, cioè i professionisti che curano i modelli di intelligenza artificiale rendendo più specifiche le risposte fornite dalle applicazioni.
Altre figure verranno del tutto o in parte sostituite da applicativi dell’Ia e si tratta di un processo in parte già in atto se si pensa ai chatbot che sempre più spesso forniscono risposte al posto dei centralinisti dei servizi di assistenza clienti.
Secondo un recente studio della banca di affari statunitense Goldman Sachs, l’intelligenza artificiale potrebbe soppiantare un quarto degli impieghi professionali negli Usa e nell’Ue. L’impatto iniziale nel breve periodo sarebbe compensato dalla nascita di nuove opportunità occupazionali legate a un aumento generalizzato della produttività.
Il ruolo chiave della Formazione
In un contesto di trasformazione epocale, una certezza arriva dal mondo della formazione perché si tratta di una leva preziosa per guidare i talenti di oggi e quelli di domani a guidare il cambiamento senza sentirsi sopraffatti. Per questo, le organizzazioni che si attivano già adesso con significativi investimenti nella formazione delle persone a lavorare in modo diverso, a fianco delle macchine, avranno grandi vantaggi competitivi.
Ma chi potrà svolgere un ruolo centrale in questa fase? Certamente dai Chief human resources officer (Chro), cioè i direttori delle risorse umane, chiamati a valorizzare la speciale combinazione fra dati, tecnologia e persone all’interno delle imprese. Oggi solo il 5 per cento delle grandi organizzazioni a livello internazionale lavora per l’integrazione fra queste componenti, secondo i dati del report “The Chro as a growth executive” di Accenture. Chi lo fa, ha la possibilità di incrementare dell’11 per cento la propria produttività che è poi elemento chiave per la crescita del fatturato. L’intelligenza artificiale avrà sempre più un ruolo importante nel mondo del lavoro di domani, ma quella umana ancora di più.
Bachisio Zolo