L’Istat certifica l’invecchiamento nelle città
L’anziano? Sta nelle città. L’Istat pubblica il rapporto dove si misura l’invecchiamento nelle città metropolitane e nei rispettivi contesti urbani. Nello specifico, nelle 14 città metropolitane risiedono quasi 5 milioni di anziani, più di un terzo del totale italiano, con una prevalenza delle donne (56.6 per cento contro il 43.4 per cento degli uomini). Quasi un quarto della popolazione nell’insieme delle città metropolitane ha 65 anni e più. L’incidenza degli anziani risulta più elevata al Nord e minore al Sud, fatta eccezione per Messina e Cagliari. Nel capoluogo sardo si registra infatti il maggior incremento (+15 punti percentuali) della fascia di popolazione maggiormente presente nei poli urbani rispetto alle prime due cinture (dove con cintura urbana si intende il territorio costituito dall’insieme dei Comuni confinanti con un Comune Capoluogo).
Divario di genere, sempre più donne anziane
Nell’analisi dei dati relativi, la popolazione anziana emerge come la componente femminile più elevata rispetto quella maschile. Vivono 77 uomini anziani ogni 100 donne della stessa fascia d’età, rispetto a un rapporto di mascolinità (ovvero il rapporto tra numero di persone di sesso maschile e numero di persone di sesso femminile, moltiplicato per 100) con 94 uomini ogni 100 donne. Tuttavia, dal 1993, il gap di genere nell’età senile si è ridotto di 9 punti percentuali.
Popolazione centenaria e invecchiamento della popolazione
Per quanto concerne i centenari, al 1 gennaio 2023, nelle città metropolitane si registrano 7583 centenari residenti, di cui l’82.4 per cento è costituito da donne. Nell’ultimo triennio questa fascia di popolazione è cresciuta in maniera consistente, basti pensare come nel 1993 il numero di centenari residenti nelle città metropolitane era pari a 1040. La maggior incidenza dei centenari sul totale della popolazione si registra a Bologna (22 centenari ogni 10mila anziani) e chiude la classifica Napoli (10 ogni 10mila anziani). Nella città metropolitana di Cagliari si contano 14 centenari ogni 10mila abitanti.
L’andamento demografico conferma la crescita dell’invecchiamento della popolazione, fenomeno evidente in molti Paesi dell’Unione Europea. Si stima che nel 2031 la popolazione di 65 anni e oltre, nelle città metropolitane raggiungerà il 27.3 per cento della popolazione totale (ovvero poco più di un cittadino su quattro). Per quanto riguarda Cagliari si stima che, nel 2031, i Comuni delle prime due cinte urbane registreranno una variazione del numero di anziani pari rispettivamente a +27.7 per cento e +30 per cento.
Anzianità e grado di istruzione
Nel report vengono anche presentati i dati relativi l’istruzione e la formazione. Proprio questi due fattori agevolano la partecipazione delle persone a una cittadinanza attiva. Inoltre favoriscono l’accessibilità a informazioni utili per tutelare la propria salute: presupposto in grado di favorire l’invecchiamento all’insegna del benessere psico-fisico riducendo le diseguaglianze generate dai divari di status sociale.
Nel 2021, tra i residenti dei territori urbani appartenenti alla fascia d’età 65 anni e oltre, sono 1 milione e 200mila (36.5 su 100) quelli che hanno conseguito almeno il titolo superiore; di questi 11 su 100 sono in possesso di un titolo universitario o altro titolo terziario.
Nella città metropolitana di Cagliari si registra una quota di laureati anziani di 13.2 ogni 100 persone della medesima fascia d’età. Il Capoluogo sardo, inoltre, si posiziona al terzo posto tra i Comuni Capoluogo con la popolazione anziana più istruita (quasi il 50 per cento; al primo posto Milano con il 52 per cento e Roma vicina al 51 per cento).
Prestazioni pensionistiche
Uno sguardo, infine, alle statistiche relative alle prestazioni pensionistiche. Nelle 14 città metropolitane, al 31 dicembre 2021, sono erogate complessivamente 6.2 milioni di prestazioni pensionistiche a 4.3 milioni di titolari over 65.
L’81.8 per cento delle prestazioni erogate ai beneficiari di 65 anni e più sono di invalidità, vecchiaia e superstiti (Ivs); il 16.4 per cento sono destinate a prestazioni assistenziali (invalidità civile, accompagnamento, assegni sociali e pensioni di guerra) e una quota residuale (1.8 per cento) erogata per prestazioni di tipo indennitario (rendite dirette e indirette per infortuni sul lavoro e malattie professionali).
Emanuele Boi