Carenza di manodopera e così il Made in Italy è a rischio
Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, ha recentemente sollevato una questione di rilevanza critica per l’Italia: la crescente carenza di manodopera. Questo problema sembra essere ormai una vera e propria minaccia per le imprese italiane, da quelle tradizionali alle attività digitali e hi tech. In un’economia in cui il lavoro è disponibile, la vera sfida risiede nella difficoltà di trovare lavoratori qualificati disposti a occupare le posizioni vacanti.
Giovani senza obiettivi?
Granelli mette in evidenza una contraddizione preoccupante: mentre le imprese cercano disperatamente manodopera, ben 1,7 milioni di giovani italiani tra i 15 e i 29 anni non sono impegnati né nello studio, né nella formazione, né tantomeno nella ricerca attiva di lavoro. Questa realtà mette in pericolo il futuro dell’industria “made in Italy”. In particolare, risulta difficile reperire carpentieri, costruttori e conduttori di macchinari e impianti. La carenza di personale specializzato è più marcata al nord e al centro, con Trentino Alto Adige in testa (61,6 per cento di personale difficile da reperire), a cui fanno seguito Valle d’Aosta (57,1 per cento), Umbria (54,6 per cento), Friuli-Venezia Giulia (53,3 per cento), Emilia-Romagna (52,7 per cento), Piemonte (52 per cento) e Veneto (51,4 per cento).
Una riforma della scuola
Secondo il presidente della Confederazione di artigiani e piccole imprese, è giunto il momento di affrontare questa problematica con urgenza.
Granelli sottolinea l’importanza di allargare il dibattito su temi come il salario minimo e il lavoro precario per concentrarsi sull’aspetto fondamentale: la creazione di lavoro di qualità. Questo richiede un’operazione di politica economica e culturale che avvicini il sistema scolastico al mondo del lavoro,con una riforma del sistema di orientamento scolastico, fondamentale per garantire che i giovani entrino nel mercato del lavoro adeguatamente preparati. La riforma dovrebbe sostenere istituti come quelli professionali e tecnici, investire nelle competenze digitali e promuovere programmi di alternanza scuola-lavoro e apprendistato duale e professionalizzante.
Maggiori incentivi ai lavoratori
Le imprese, dal canto loro, dovrebbero garantire salari adeguati e politiche di welfare aziendale, flessibilità dell’orario di lavoro, utilizzo dello smart working, interventi per migliorare il clima aziendale e il comfort dei luoghi di lavoro.
Risulta infine fondamentale anche educare i giovani a comprendere che le imprese offrono opportunità di carriera gratificanti e adeguatamente retribuite: non solo un luogo in cui possono mettere in mostra il proprio talento e realizzare le proprie ambizioni, ma anche un pilastro fondamentale per la costruzione del loro futuro.
Roberta Gatto