Insegnanti di sostegno qualificati? Ancora troppo pochi
Gli insegnanti di sostegno che hanno una formazione specifica per stare in classe sono pochi. A dirlo in questi ultimi tre anni sono i rapporti elaborati dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) riguardante l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità.
I dati
Nell’anno scolastico 2019/2020 gli insegnanti di sostegno qualificati erano poco più della metà, il 63 per cento del totale. Nel 2020/2021 il 66 per cento mentre nel 2021/2022 il 68 per cento. Dati in calo dunque e con notevoli differenze tra le aree geografiche. Le conseguenze, però, sono riversate tutte sulle famiglie, sugli insegnanti e sull’intero sistema scolastico.
Spesso gli insegnanti senza una formazione specifica ricevono incarichi di sostegno durante gli anni di precariato con lo scopo di diventare insegnanti curricolari di ruolo. Alle volte lo fanno tentando di colmare le lacune dovute alla mancanza di insegnanti più qualificati e possono così trovarsi a gestire casi complessi per cui non hanno un’adeguata preparazione.
La causa principale della mancanza di insegnanti di sostegno qualificati sembra essere soprattutto la scarsa accessibilità della formazione e il modo farraginoso in cui funzionano graduatorie e percorsi di assunzione.
In Italia, tra scuola dell’infanzia, scuola primaria e secondaria, ci sono circa 300mila studenti con disabilità, circa il 3,5 per cento degli studenti totali. Secondo i dati del 2021 del ministero dell’Istruzione, in Italia ogni insegnante di sostegno segue in media 1,5 alunni con disabilità: meno dei 2 indicati come riferimento dal decreto-legge 98 del 2011, perciò il problema non è tanto di quantità, ma di qualità.
Nel 1977 con una legge considerata pionieristica, l’Italia diventò il primo Paese in Europa ad abolire le classi speciali per studenti con disabilità includendoli così nel percorso scolastico comune a tutti.
I numeri
Gli insegnanti di sostegno qualificati sono pochi soprattutto nelle regioni del Nord, dove sono il 53 per cento. Nelle regioni del Sud, invece, c’è più offerta di tirocini formativi e le graduatorie degli insegnanti sono in generale più lunghe per una domanda maggiore di posti di lavoro nella scuola: gli insegnanti di sostegno qualificati sono il 76 per cento.
In Italia, oggi, per diventare insegnanti di sostegno specializzati bisogna fare un corso specializzante con tirocinio formativo attivo (il cosiddetto Tfa). Si tratta di corsi attivati dalle università, con requisiti di accesso diversi a seconda del tipo di scuola (primaria o secondaria) e a numero chiuso (nell’ultimo ciclo i posti disponibili erano 29mila in tutto). Chi non ha questo titolo può rendersi disponibile per supplenze di sostegno temporanee per esempio attraverso la Messa a disposizione (Mad), una delle procedure che permettono di ricevere un incarico di sostegno una volta terminati gli insegnanti specializzati.
Un Tfa può costare intorno ai 3mila euro e questo può creare un’inevitabile selezione su base economica. Paradossalmente c’è poca offerta di questo tipo di corsi nelle regioni in cui ce n’è più bisogno visto come oltre metà dei corsi dell’ultimo ciclo, l’ottavo, è stata attivata al Sud, quando il 70 per cento dei posti scoperti sul sostegno è al Nord.
Bachisio Zolo