Senza rilancio del finanziamento pubblico, il diritto alla salute è sempre più a rischio
La spesa sanitaria pubblica nel 2022 in Italia è stata pari al 6,8 per cento del prodotto interno lordo (Pil). Ben 0,3 punti percentuali in meno rispetto alla media Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Se si guarda poi alla spesa pro capite, siamo fanalino di coda tra i Paesi del G7, di cui nel 2024 avremo la presidenza.
A dare questi poco confortanti numeri è il Rapporto della Fondazione Gimbe, realizzato in vista della discussione della Legge di Bilancio 2024.
Secondo l’analisi di Gimbe, l’Italia «sembra dare l’addio al diritto costituzionale alla tutela della salute». In particolare nelle Regioni del Sud.
Il confronto coi Paesi Ocse
Il Rapporto si basa su dati di Oecd Stat (aggiornati a luglio 2023) e segnala come la spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 si attesta al 6,8 per cento del Pil. La media Ocse (e anche europea) è del 7,1 per cento. Ben tredici i Paesi europei investono più dell’Italia in percentuale del Pil,. La Germania, per esempio, investe il 10,9 per cento del Prodotto interno lordo.
Il divario è evidente anche riguardo la spesa sanitaria pro-capite: in Italia è pari a 3.255 dollari e rimane al di sotto sia della media Ocse (3.899 dollari) con una differenza di 644 dollari, sia della media di altri Paesi europei (4.128) con una differenza di 873 dollari.
In Europa
Ben 15 Paesi europei investono più di noi nella sanità: un gap di 47,6 miliardi. In soldoni, oltre 808 euro pro-capite che, tenendo conto di una popolazione residente in Italia (dati Istat 2023) di oltre 58,8 milioni di abitanti, si traduce nella cifra di oltre 47,6 miliardi di euro.
La differenza con i Paesi si è ampliata progressivamente dal 2010, a seguito di tagli e definanziamento pubblico, sino a raggiungere 590 euro nel 2019. Successivamente la differenza si è ulteriormente estesa negli anni della pandemia quando, a fronte di un netto incremento della spesa sanitaria in Italia, gli altri Paesi europei hanno comunque investito più del nostro.
Bachisio Zolo