Disabilità e impatto sulla famiglia
«Quale è l’impatto della disabilità sul sistema familiare? A quali sfide sono chiamati quotidianamente i tanti genitori, fratelli, sorelle, caregiver di bambini con disabilità? Perché la disabilità è qualcosa che riguarda ognuno di noi, anche quando sembra non toccarci direttamente?». A queste domande ha provato a rispondere la Fondazione Paideia con un’indagine condotta in collaborazione con Bva Doxa.
IncluSì – il festival della Fondazione Paideia
I risultati dell’indagine sono stati presentati in occasione di “IncluSì – il festival di Paideia”, ospitato a Torino dal 14 al 16 settembre.
Oggetto dell’indagine l’impatto della disabilità sul sistema familiare presso le famiglie italiane con bambini e ragazzi fino ai 18 anni di età. Sono state condotte, online e telefonicamente, 988 interviste che hanno registrato la partecipazione di 295 famiglie con bambini con disabilità sul territorio e 693 che non hanno segnalato la presenza nel nucleo di bambini o ragazzi con disabilità.
Nello specifico, la rilevazione si è concentrata su ambiti di interesse emersi in seguito a focus group che hanno coinvolto operatori sociali, professionisti sanitari e famiglie di bambini con disabilità: rete e percezione di aiuto, scuola, servizi socio-sanitari, informazioni, tempo libero, lavoro, futuro dei figli.
Per quanto concerne la rete di riferimento e la percezione di supporto, il 63 per cento di famiglie con figli con disabilità ha dichiarato di sentirsi molto (29 per cento) o abbastanza (34 per cento) supportato nelle attività pratiche quotidiane. Valori simili si registrano per le famiglie in cui non è presente un minore con disabilità (23 per cento “molto” e 39 per cento “abbastanza”).
Emerge, inoltre, come i padri di bambini o ragazzi con disabilità si sentono più supportati (41 per cento) delle madri (24 per cento). Altro aspetto interessante riguarda la percezione di supporto, questa risulta più forte al Sud e nelle Isole rispetto al Nord (75 per cento contro il 59 per cento).
Oggetto d’indagine anche la scuola: il 77 per cento dei rispondenti con bambini o ragazzi con disabilità sostiene che la scuola risponda ai loro bisogni (55 per cento abbastanza, 22 per cento molto). L’80 per cento, inoltre, ritiene come la scuola aiuti molto o abbastanza la figlia (o il figlio) ad acquisire nuove conoscenze. Quasi 1 genitore di bambini con disabilità su 3, invece, la scuola aiuta poco (26 per cento) o per nulla (5 per cento) a sviluppare una maggiore autonomia.
Interessante anche vedere come, per il 77 per cento delle famiglie in cui non è presente un figlio con disabilità, la presenza di bambini con disabilità in classe, condizioni positivamente le attività scolastiche, ad esempio favorendo nuove forme di apprendimento o migliorando il clima in classe.
Per quanto concerne i servizi socio-sanitari, il 58 per cento dei rispondenti con figli minori di 18 anni con disabilità dichiara di utilizzare servizi di professionisti sanitari in ambito pubblico per i propri figli quotidianamente (7 per cento), settimanalmente (37 per cento) o mensilmente (14 per cento) contro il 35 per cento delle famiglie in cui non è presente un figlio con disabilità.
Inoltre, l’81 per cento degli intervistati che hanno figli con disabilità hanno dichiarato di aver acquistato prestazioni sanitarie private per i propri figli nell’ultimo anno (contro il 60 per cento delle famiglie in cui non sono presenti figli con disabilità).
Emanuele Boi