Caro spesa: aumentano i prezzi e i rischi per la salute
Che risparmiare sulla spesa degli alimentari sia ormai diventato difficile è un dato di fatto. L’aumento dei costi delle materie prime ha portato infatti a una serie di rincari senza precedenti e a subirne le conseguenze, oltre al portafogli, è la salute degli italiani.
La corsa al risparmio
Questa situazione si sta traducendo, per una grossa fetta di popolazione, in un percorso a ostacoli che porta dritto verso l’obesità. La causa? La scarsa qualità del cibo acquistato. A dare l’allarme sono gli “Indicatori per il benessere equo e sostenibile” inseriti tra gli allegati del Documento di Economia e Finanza (Def).
Uno scenario preoccupante
Secondo gli esperti, l’inflazione è destinata a incidere negativamente sulla nostra salute ancora per diversi anni. Le statistiche infatti stimano che l’Imc o Indice di massa corporea (indicatore standardizzato per l’aumento di peso) continuerà a salire fino al 2026.
Dopo un miglioramento avvenuto nel 2021, conseguente alla ripresa delle attività, nel 2022 l’Imc è nuovamente aumentato. E continuerà a farlo.
Minor prezzo, minor qualità
L’incremento dei prezzi porta ad acquistare cibo di scarsa qualità e a confermarlo sono le rilevazioni sui consumi che mostrano chiaramente una preferenza degli acquirenti per i discount e una spesa di qualità inferiore. Il fenomeno è globale e le conseguenze sulla salute disastrose: la scarsa qualità del cibo porta non solo a un aumento del peso, ma vere e proprie malattie funzionali e metaboliche come diabete, problemi cardiocircolatori e malattie gastroenteriche che possono portare a condizioni di disabilità e isolamento sociale.
Cara dieta mediterranea
Per mantenere lo stato di benessere psicofisico, medici e nutrizionisti consigliano una dieta bilanciata che comprenda alimenti come pane, pasta e cereali, carne e pesce fresco, legumi e frutta secca, frutta e verdura e priva di conservanti. Tuttavia, se confrontiamo i prezzi di merendine e cibi confezionati con quelli di alimenti freschi, i primi risultano apparentemente più vantaggiosi; basta però dare un’occhiata alle etichette per avere un’idea di quanto poco facciano bene alla salute: sono infatti pieni di zuccheri, grassi e sale, privi di nutrienti, ma molto calorici. Insomma, saziano ma non forniscono nutrimento.
Allarme malnutrizione
«Così andiamo incontro alla malnutrizione» spiega la professoressa Laura Di Renzo, direttrice della scuola di specializzazione in Scienze dell’Alimentazione a Tor Vergata. «Senza dimenticare che si tratta di prodotti che danno assuefazione, oltre a provocare un’alterazione del nostro microbiota intestinale».
Non solo. Come spiega la docente, «ci sembra che costino poco, ma in realtà il prezzo al chilo è altissimo». E quello per la salute lo è ancora di più. Meglio quindi mettersi ai fornelli e fare una spesa di qualità.
Una dieta bilanciata
È sempre la dottoressa Di Renzo a spiegare come mangiare sano spendendo il giusto. Una dieta bilanciata è «ricca di vegetali e ortaggi. Le fonti proteiche è bene derivino essenzialmente dal pesce. Mentre la componente grassa si può aggiungere con il condimento dell’olio extravergine di oliva. La carne, invece, bisognerebbe mangiarla soltanto ogni 10-15 giorni. Il pesce tre o quattro volte a settimana: sgombri, acciughe, alici, sarde che hanno un costo sostenibile. Quello in scatola va consumato per 50 grammi a settimana e basta. Le verdure non vanno prese in busta. Infine, se voglio mangiare proteine e non ho la possibilità economica, meglio le uova. Se non si è diabetici, una o due al giorno sono una buona risorsa».
Roberta Gatto