Ritardi e disservizi nell’erogazione di ausili per la disabilità
Il 50 per cento delle persone con disabilità attende tra i tre e i sei mesi per la consegna degli ausili richiesti. Non solo: al 43,4 per cento dei pazienti è stato chiesto di pagare un’integrazione di tasca propria.
Ad analizzare la situazione dell’erogazione di ausili per persone disabili da parte di Asl e Regioni d’Italia è Confindustria Dispositivi Medici. L’indagine ha coinvolto i pazienti utilizzatori di ausili sia assistenziali che riabilitativi i quali necessitano di essere verificati, adattati, assemblati sul singolo paziente.
Gli ausili per le persone con disabilità sono degli strumenti di autonomia spesso necessari a svolgere le quotidiane attività. Nonostante risultino fondamentali e imprescindibili, questi strumenti di libertà vengono però ottenuti con grande difficoltà dai cittadini disabili. Dopo essersi rivolti al Ssn per vedersi riconosciuto un diritto riconosciuto dalla nostra legislazione, non risulta però altrettanto garantita la celerità. E neanche l’appropriatezza dei dispositivi che vengono forniti.
I tempi e i costi di erogazione
Dall’analisi emerge innanzitutto un problema di tempi e ritardi. Dai dati acquisiti, una volta individuato l’ausilio necessario, il 50 per cento delle persone con disabilità aspetta tra i 3 e i 6 mesi per la sua consegna.
Ma anche come costi non va bene. Nella ricerca emerge infatti come al 43,4 per cento dei pazienti è stato chiesto di pagare un’integrazione di tasca propria per la consegna dell’ausilio. Quanto? Nel 41,3 per cento dei casi l’integrazione era del 10 per cento o più della tariffa del presidio.
A tutto questo, immancabilmente, si registra quindi l’insoddisfazione dell’utente. Il 37 per cento si loro, infatti, lo ha manifestato, mentre il 58,7 per cento ha lamentato la fase di manutenzione e assistenza tecnica.
Non basta: il 52,2 per cento delle persone che utilizzano ausili non ha ricevuto una valutazione clinica del contesto abitativo, lavorativo o scolastico nella scelta del presidio e solo nel 19 per cento dei casi è stata fatta al domicilio. Facile immaginare quindi come l’ausilio possa essere stato malamente calibrato sulle reali esigenze.
Vecchio nomenclatore
C’è poi la grande differenza che si rileva da regione a regione e anche da Asl a Asl riguardo gli ausili messi a disposizione delle persone disabili che richiedono l’ausilio.
I tecnici ortopedici, i fabbricanti e i distributori rivelano infatti come dieci regioni italiane utilizzano ancora il vecchio nomenclatore del 1999 (Dm 332). Solo 5 di esse applicano invece il Nuovo Nomenclatore degli ausili e delle protesi, ovvero il Dpcm Lea 2017.