Paola Gamberini, la filosofa non vedente che traduce Kant
Paola Gamberini, insegnante sessantaduenne di Ravenna, ama definire così la propria cecità congenita: una “entusiasmante eccezionalità” che le ha permesso di vivere una vita piena e soddisfacente.
La professoressa non ama le drammatizzazioni e gli eroismi, infatti si definisce “una persona che si è impegnata” e che è riuscita a realizzarsi sia in campo lavorativo che affettivo.
Gli inizi, però, non sono stati facili. Da bambina, Paola ha dovuto studiare in una scuola “speciale”, l’Istituto dei ciechi, perché negli anni ’60 non era ancora sviluppato il concetto di inclusione.
«Una grande sofferenza, soprattutto perché ero lontana dalla mia famiglia» racconta la prof. Una famiglia che l’ha sempre sostenuta e si è impegnata per farla diventare una persona autonoma.
Gli studi
A supportare Paola nel suo percorso scolastico anche le amiche, che hanno giocato un ruolo importante in quella che sarebbe poi diventata la sua specializzazione: sono state infatti le compagne di liceo a spingere la filosofa a iscriversi alla Normale di Pisa. Qui, la giovane studentessa ha dovuto confrontarsi con un mondo accademico ancora poco inclusivo nei confronti dei non vedenti. Per svolgere gli scritti era necessario un notaio e per leggere e prendere appunti si doveva ricorrere al Braille.
Da Pisa con amore
La città toscana è stata per Paola non solo il punto di partenza della sua carriera come filosofa, ma anche il luogo dove ha conosciuto l’attuale marito, il violoncellista Luca Bellentani; l’amore, poi, come spesso accade, ha spinto la prof. a lasciare l’Italia e trasferirsi all’estero.
«Siamoandati negli Stati Uniti» ricorda, «ma io non sono rimasta ferma, ho seguito dei corsi all’Indiana University Bloomington. Sempre filosofia. Anzi, prima ho trascorso un semestre a Tubinga, città d’elezione di una delle più importanti correnti filosofiche».
Le due aspirazioni
Fortunatamente, a partire dagli anni ’90, i computer hanno iniziato a rendere più semplice la vita dei non vedenti e così la studiosa ha potuto concretizzare le sue due aspirazioni (la filosofia da una parte e l’educazione e il sostegno alle persone con disabilità visiva dall’altra) in un progetto ambizioso: tornata in Italia, la Gamberini ha cominciato una collaborazione con l’Istituto dei Ciechi «Francesco Cavazza» di Bologna, collaborazione che prosegue ancora oggi e ha come obiettivo il supporto e la formazione ai ragazzi con disabilità visiva, che vengono inseriti nella società grazie a una forte rete territoriale.
Filosofia e tecnologia
Dall’incontro con un docente di filosofia antica, in cattedra a Bologna, arriva la proposta di insegnare filosofia moderna prima e di tradurre uno dei capolavori della filosofia tedesca poi. È così che Paola si mette al lavoro sul testo kantiano, che affronta « temi etici molto vicini al mio campo di ricerca» spiega. E prosegue: «Grazie a un display in Braille da collegare al pc, a mano a mano leggevo, traducevo, confrontavo».
Da qui, poi, il contributo allo sviluppo di un software che mette a disposizione dei non vedenti innumerevoli fonti dal greco antico. Insomma, una vita spesa tra l’amore per il sapere e quello per l’inclusione perché, come tiene a sottolineare, « per un non vedente è importante innamorarsi del mondo e non spegnere mai la curiosità. Altrimenti si rischia l’isolamento, purtroppo».
Roberta Gatto