Quella del cane guida è un’immagine emblematica che da sempre accompagna la figura delle persone con disabilità visiva, al pari del bastone bianco. Tuttavia, a differenza di quest’ultimo, il cane guida non è semplicemente uno strumento per l’autonomia, ma anche un compagno fedele in grado di rendere più ricca la vita di chi ne possiede uno.
Come accade con qualsiasi animale di affezione, anche il cane guida diventa un compagno di vita, rallegra le giornate, favorisce la socializzazione e responsabilizza il padrone. Prendersi cura di un animale domestico, favorisce inoltre il benessere psicofisico e diminuisce il rischio di sviluppare depressione e malattie legate alla sedentarietà (ne abbiamo parlato qui).
Poche scuole di addestramento
Il problema dei cani guida in Italia è legato alla carenza di scuole specializzate nell’addestramento di questi splendidi animali. Come sottolineato dal presidente della sezione Uici di Bergamo Claudio Mapelli, «ci vogliono almeno due anni per averne uno». Con conseguenti liste d’attesa lunghissime.
E mai come in questo caso, il tempo è tiranno. Infatti, le persone con disabilità visiva non possono permettersi di aspettare così a lungo. Non avere il cane guida significa «ritornare ciechi un’altra volta» ribadisce il presidente Mapelli, «perché i cani guida sono i nostri occhi, ci danno la massima autonomia, mentre con il bastone non è la stessa cosa».