Con i nuovi Decreti anche nuovi interventi e metodi sulla Disabilità?
Nel progetto di vita vengono comprese le misure per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed esclusione sociale. Non solo: esso comprende anche gli eventuali sostegni erogabili in favore del nucleo familiare e di chi presta cura e assistenza. Il progetto di vita che dovrà essere definito, dovrà essere sostenibile nel tempo, ovvero garantire continuità degli strumenti, delle risorse, degli interventi, dei benefici, delle prestazioni, dei servizi e degli accomodamenti ragionevoli. Insomma, il progetto di vita è lo strumento diretto a realizzare gli obiettivi della persona con disabilità, così da migliorarne le condizioni personali e di salute nei diversi ambiti di vita. Il tutto per facilitarne l’inclusione sociale e la partecipazione nei diversi contesti di vita su una base di uguaglianza con gli altri.
La persona che ne richiede l’attivazione concorre in prima persona o con il supporto di chi ne cura gli interessi, a determinarne i contenuti del progetto stesso e poi ad apportarvi le modifiche e le integrazioni. Questo dovrà avvenire secondo i propri desideri, le proprie aspettative e le proprie scelte.
Più nello specifico, il progetto di vita individua, per qualità, quantità e intensità, gli strumenti, le risorse, gli interventi, i benefici, le prestazioni, i servizi e gli accomodamenti ragionevoli, volti anche a eliminare le barriere e ad attivare i supporti necessari per l’inclusione e la partecipazione della persona stessa nei diversi ambiti di vita, compresi quelli scolastici, della formazione superiore, abitativi, lavorativi e sociali.
Le risorse
Le risorse necessarie per realizzare quanto delineato rappresentano il vero nodo cruciale da risolvere. I motivi? Definire un progetto di vita collegandolo poi a un budget di progetto necessita della garanzia di adeguate risorse. Senza, si rischia di fare bei progetti, ma non avere i fondi necessari.
Per questo è necessario costituire un “fondo unico nazionale per la Disabilità”. Qualcosa è stato prefigurato nell’attuale legge di bilancio, ma occorre rendere disponibili ulteriori e consistenti risorse aggiuntive. A oggi, il fondo unico è costituito dalle risorse già presenti a sistema e diversamente denominate. Diventa certamente necessaria una consistente implementazione per gli anni a venire. E questo se si vuole realmente garantire quel progetto di vita previsto dall’articolo 14 della Legge 328/2000 ancora oggi così poco diffuso. Le ragioni? Le pubbliche amministrazioni non sono state in grado di organizzarsi compiutamente per realizzare i progetti.
Tutto questo ha procurato l’insufficiente applicazione della legge 112/2016 dove proprio nel progetto di vita era incardinato lo snodo centrale attraverso il quale individuare le misure da attivare già nel “durante noi”. Portando così molte famiglie a dover ricorrere ai tribunali per vedere riconosciuto tale diritto.
La legge delega prima e il decreto applicativo ora, sembrano volersi fare carico di tali storiche e croniche carenze. In particolare, attraverso il decreto sulla valutazione multidimensionale vengono molto ben fissati e chiariti tutti i passaggi da compiersi da parte dei vari soggetti a ciò preposti e vengono ben definiti ruoli, compiti e responsabilità. È anche previsto un necessario percorso formativo e un periodo di sperimentazione. Anche il ruolo del Terzo Settore è stato individuato e valorizzato. Forse, sembrano esserci tutte le premesse affinché, nel nostro Paese, si possa veramente cambiare pagina. In gioco ci sono i diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari così come il miglioramento della loro qualità di vita.
Bachisio Zolo