Legge delega sulla Disabilità, mancanze e dimenticanze
Certo, la legge delega e i suoi decreti attuativi toccano alcuni aspetti fondamentali della vita delle persone con disabilità, ma non si occupano di molti altri temi come il lavoro, la scuola, la salute, i caregiver. Occorrerebbe arrivare a una più ampia e complessiva riforma attraverso una legge quadro o un testo unico sulla Disabilità. E questo potrebbe certo essere un lavoro dell’appena ricostituito Osservatorio sulla condizione delle persone con disabilità. La predisposizione del Terzo programma di azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità dopo il secondo (approvato nel lontanissimo 2016) potrebbe rappresentare una grande opportunità in prospettiva.
Le prospettive e gli auspici
Cosa dovrà contenere il Terzo programma di azione biennale? Sicuramente occorre uno sforzo per far sì di non adattare le persone a servizi precostituiti e standardizzati. Devono essere i servizi ad adattarsi agli specifici e reali bisogni delle persone e per questo, appunto bisogna vedere come si predispongono e si attuano i Progetti di vita. Le persone disabili devono essere poste nella condizione di poter scegliere dove, come e con chi vivere senza essere mai adattati a una specifica sistemazione.
Certo, ci sono già leggi che regolano molti dei diritti delle persone disabili e molto ancora è da realizzarsi nella logica dei servizi e diritti acquisiti. Oggi ci si può consolare guardando ai nuovi strumenti a disposizione, come un ministro delle Disabilità, un dipartimento, un garante nazionale, un neocostituito Osservatorio, un fondo unico (ancorché da implementare). Ma tutto questo non sarà sufficiente se anche le Regioni e le autonomie locali non faranno fino in fondo la loro parte e se non si riuscirà a portare e termine la mai completata, forse neppure avviata, integrazione sociosanitaria e connessi Lep e Leps dopo aver aggiornato i Lea.
Secondo Decreto
Proprio il secondo Decreto approvato il 3 novembre, punta alla definizione dei Leps (Livelli essenziali prestazioni sociali) per la disabilità.
Avere livelli essenziali delle prestazioni sociali significa veder garantiti, in modo omogeneo e sull’intero territorio nazionale parità di servizi e prestazioni. E anche avere certezza di risorse provenienti dalla fiscalità generale. Senza i Leps non si potranno richiedere i diritti. E seppure entra in vigore la riforma dell’autonomia differenziata, se non si definiscono Lep e Leps, la situazione appare destinata solo a peggiorare.
Le risorse economiche
Intanto sono sparite le risorse previste per l’attuazione della riforma, non utilizzate nel 2023 e spostate sul Superbonus. Diventa necessario quindi trovare nuove e ulteriori risorse per implementare il fondo unico sulla Disabilità che dovrà essere in grado di dare continuità nel tempo ai progetti di vita, a partire da quelli sul durante e dopo di noi.
Bachisio Zolo