Sempre più in calo la popolazione residente in Italia
In Italia continua a calare la popolazione residente. È quanto emerge dal report dell’Istat dedicato alla popolazione residente e la dinamica demografica del 2022. Si registra una diminuzione di oltre 32mila individui rispetto al 2021, con i cali maggiori nell’Italia Meridionale (-47.414) e nell’Italia insulare (-28.580).
Come cambia la popolazione residente
I dati resi noti dall’Istituto di statistica evidenziano come il 51.2 per cento sia composto da donne. La maggior longevità femminile, inoltre, rende il peso della componente femminile con l’aumento dell’età. Nello specifico, si raggiunge l’equilibrio tra i sessi nella fascia di età tra i 40 e i 44 anni.
Prosegue anche l’invecchiamento della popolazione. L’età media, a fine 2022, è pari a 46.4 anni per il totale della popolazione (in crescita rispetto ai 46.2 del 2021). A incidere in questa statistica il poco peso percentuale di individui in età compresa tra 0 e 9 anni e degli individui tra i 35-49 anni. Se pur di poco aumenta, invece, il peso percentuale degli individui tra i 55 e i 79 anni. Va sottolineato come il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione accomuna, seppur in modo variabile, tutte le realtà italiane.
L’indice di vecchiaia, il numero di persone di 65 anni e più ogni 100 giovani tra 0 e 14 anni) passa a 193.1 per cento rispetto al 187.6 per cento del 2021.
Natalità, un nuovo record negativo
Per quanto concerne la natalità si registra, rispetto al 2021, un calo di 7mila nascite (- 1.7 per cento) e ben 183mila in meno rispetto al 2008 (anno che ha registrato il numero di nati vivi più alto dall’inizio degli anni 2000). A incidere sulla diminuzione delle nascite, secondo il report, il calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente considerate riproduttive (dai 15 ai 49 anni) oltre alla diminuzione della fecondità. Nel 2022, infatti, il numero medio di figli per donna è pari a 1.24, contro l’1.25 dell’anno scorso; in linea con il trend decrescente in atto dal 2010 (1.44 figli per donna).
La fecondità più bassa è registrata nel Centro Italia (1.15 contro l’1.19 del 2021) mentre Nord e Mezzogiorno, seppur per variazioni opposte, registrano un livello di fecondità pari a 1.26. La Sardegna, detiene il valore minimo con una fecondità pari a 0.96.
Rimane stabile, per le donne residenti, l’età media al parto (pari a 32.4 anni) mentre l’età alla nascita del primo figlio si attesta a 31.6 anni.
Tasso migratorio interno, con l’estero e totale
Nel 2022 aumenta il volume dei trasferimenti tra Comuni Italiani (+3.4 per cento rispetto al 2021) con circa tre quarti dei flussi migratori interni rappresentati da spostamenti all’interno della stessa regione. Il restante 25 per cento è costituito da movimenti tra regioni diverse.
Le immigrazioni dall’estero per trasferimento di residenza sono aumentate del 29 per cento, rispetto al 2021. Questo dato è dovuto dall’aumento dell’immigrazione di cittadinanza straniera (337 mila, +38 per cento). I principali Paesi di provenienza dell’immigrazione straniera sono l’Ucraina (30mila), l’Albania (29mila), la Romania (28mila) e il Bangladesh (21mila).
Nel complesso, tutte le regioni, eccetto Campania, Calabria e Sicilia, riescono a compensare le perdite di popolazione dovute ai movimenti interregionali grazie ai guadagni ottenuti dallo scambio con l’estero.
Il saldo migratorio totale (interno più estero), nel 2022, è pari al 7.1 per mille al Nord; al 5.9 per mille al Centro; al -0.1 per mille nel Mezzogiorno.
Emanuele Boi