I problemi dei giovani
Crescono tra i giovani i disturbi del comportamento alimentare, i tentativi di suicidio e gli atti di autolesionismo. L’allarme è lanciato dalla Sinpia, Società italiana neuropsichiatria infanzia e adolescenza.
In Italia, il suicidio è la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i 24 anni, preceduta dagli incidenti stradali.
La professoressa Elisa Fazzi, presidente della Sinpia, evidenzia come «i comportamenti auto lesivi nel loro insieme vedono concorrere nella loro manifestazione aspetti legati alla predisposizione individuale cui si associano importanti componenti legate al contesto e all’ambiente familiare e sociale con una forte comorbidità (la presenza concomitante di due o più disturbi in uno stesso individuo, ndr) con i disturbi dell’umore».
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, tuttavia, la malattia psichiatrica non è l’unico fattore di rischio e l’emergenza sanitaria legata al Covid 19 ha acuito ulteriormente il trend. Rispetto al periodo pre Covid, i comportamenti autolesivi o suicidari sono cresciuti del 27 per cento e questo, nonostante il nostro Paese sia tra quelli con il tasso più basso al mondo.
In Italia si stima inoltre come siano quasi 2 milioni i bambini e i ragazzi, in una fascia di età tra 0 e i 17 anni, con manifestazioni molto diverse tra loro per tipologia, decorso e prognosi.
L’importanza della prevenzione
I maggiori organismi internazionali, tra cui l’Oms, ha individuato come il principale obiettivo sia la prevenzione del suicidio. È necessario, tuttavia, fare prevenzione attraverso più metodi e a più livelli: a partire da quello individuale e quello familiare fino ad arrivare a quello nazionale, con opportune politiche di prevenzione che tengano conto dei diversi fattori di rischio (economici, sociali e relazionali).
Le carenze del Servizio sanitario
Occorre effettuare politiche di prevenzione anche considerando come il 10 per cento del totale dei ricoveri pediatrici è dovuto a disturbi neuropsichiatrici. In particolare, sono triplicati i ricoveri per anoressia, tentato suicidio e autolesionismo. Secondo la Sinpia, nel sistema sanitario mancano almeno la metà dei posti letto nei reparti di neuropsichiatria infantile: sono presenti 403 posti letto su 700 necessari, con il conseguente ricovero di bambini e ragazzi (il 30 per cento del totale) nei reparti per adulti. E questo, manifesta tutte le criticità relative alla relazione tra medici e pazienti capace di consentire un’analisi del contesto sociale, del rapporto con i genitori e i coetanei e il comportamento all’interno della scuola durante la terapia.
Si regista un’assenza di posti letto destinati alla neuropsichiatria infantile in Umbria, Calabria, Abruzzo, Basilicata e Valle d’Aosta. Secondo gli specialisti, i pochi reparti esistenti in Italia dovrebbero essere riconosciuti ad alta intensità di cure e andrebbero potenziati i servizi territoriali con almeno una unità complessa ogni 150-250 mila abitanti.
Già nel 2019 la Sinpia ha esaminato le criticità del Servizio sanitario, elaborando un documento contenente le condizioni minime da garantire. Tale documento è stato esaminato e discusso dalla Conferenza unificata Stato-Regioni che, sempre nel 2019, lo ha approvato, ma tuttora le linee di indirizzo non sono state recepite a livello nazionale.
Emanuele Boi