In Conferenza unificata raggiunta l’intesa sulla valutazione dell’invalidità civile
A giugno di quest’anno si concluderà l’iter di approvazione del decreto che è anche legato alla sesta rata del Pnrr. Immediatamente, si inizierà poi un percorso di formazione capillare che dovrà coinvolgere le istituzioni a tutti i livelli, le Università e gli Enti del Terzo Settore. Intanto, nei giorni scorsi è stata raggiunta l’intesa in Conferenza Unificata riguardo il decreto che definisce la condizione di disabilità. In esso viene introdotto l’accomodamento ragionevole, la riforma delle procedure di accertamento dell’invalidità civile e la valutazione multidimensionale per l’elaborazione e l’attuazione del progetto di vita. Per il ministro delle Disabilità Alessandra Locatelli, si tratta «di un altro passo importante per la piena attuazione della legge delega che cambierà finalmente l’approccio al tema della disabilità». Ma è davvero così? Su un fatto sono tutti d’accordo: «stiamo cambiando il sistema di presa in carico della persona e scardinando alcune rigidità che hanno sempre tenuto separate le prestazioni sanitarie, socio sanitarie e sociali e soprattutto intendiamo semplificare il più possibile la vita delle persone con disabilità e delle loro famiglie» asserisce il ministro delle Disabilità. Sempre secondo il ministro, «invertiamo così la prospettiva attivando il lavoro delle istituzioni che dovranno rispondere ai bisogni dei cittadini attraverso il confronto multidimensionale, e non solo erogando singole prestazioni». Bene: e in che modo? «Le persone hanno bisogno di farmaci e assistenza medica» ribadisce il ministro Locatelli, «ma anche di poter svolgere una vita dignitosa e il più possibile in autonomia secondo le proprie preferenze e tenendo conto degli affetti, delle relazioni e appunto della rilevante dimensione sociale della vita stessa come sancito dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità». La paura del mondo della Disabilità è però che ai sussidi oggi elargiti e neanche tanto consistenti, alla fine si riconoscano più i diritti che i servizi effettivi promossi. E questo, non sarebbe un passo avanti
Bachisio Zolo