Valter Piscedda affronta i numeri sulla disabilità in Sardegna
Il “Rapporto sulla disabilità in Sardegna” a cura di Ierfop Onlus mostra numeri davvero preoccupanti.
L’Istat indica come le limitazioni gravi e non gravi identificano l’individuo con disabilità. E sono considerati soggetti con disabilità quanti «vivono in famiglia e dichiarano di avere delle limitazioni gravi, a causa di motivi di salute che durano da almeno sei mesi».
Ma quale è la situazione in Sardegna? Ne parliamo con il consigliere regionale Valter Piscedda forte di anni impegnati in varie attività sociali nelle Acli.
«I dati dell’isola presentano valori maggiori rispetto alla media italiana sia per quanto riguarda le limitazioni gravi, sia quelle non gravi» sottolinea il consigliere regionale. «Nello specifico delle limitazioni gravi, la tendenza si è registrata già dal 2009 con la media isolana pari al 6.8 per cento, contro il 5.1 per cento di media nazionale. Nel 2019 e nel 2020 il dato sardo ha raggiunto picchi del 7.9 per cento mentre la media nazionale si attesta al 5 per cento». Numeri sui quali riflettere. «Nel 2021 la Sardegna riporta un valore pari al 17.7 per cento, contro la media del 16.4 della media nazionale».
«I dati della Sardegna» sottolinea ancora Piscedda, «analizzati rispetto a quelli delle altre regioni, si mostrano particolarmente elevati e rispetto le limitazioni gravi, solo l’Umbria con il 7,2 per cento supera la Sardegna con il 7 per cento. Riguardo le limitazioni non gravi, il 17.7 per cento dell’isola è superato solo dal 18.2 per cento dell’Emilia Romagna». Numeri che impongono una riflessione. «Dobbiamo tener conto di questi dati e disegnare quindi una politica in grado di far fronte alle emergenze che ne derivano. I tempi in cui ci si trovava impreparati, oggi non possono essere più ammessi».
Emanuele Boi