Gli over 80 nel 2050 saranno il doppio (7,9 milioni)
Partiamo da un dato: la «famiglia-Welfare», con le generazioni riunite sotto lo stesso tetto e in grado di prendersi cura dei componenti più anziani è in via di estinzione. Le ragioni sono soprattutto demografiche. Nei prossimi 30 anni, il numero di over 80 andrà quasi a raddoppiarsi: dai 4,4 milioni di oggi ai 7,9 milioni del 2050.
E allora, sorge spontanea la domanda: chi curerà così tanti anziani, i figli del babyboomers degli Anni 60? In quegli anni, le nascite erano 900mila l’anno. I figli e i nipoti in grado di aiutarci in vecchiaia saranno molti di meno. Le nascite tra il 1990 e il 2000 scendono intorno ai 550mila l’anno e i figli dei figli sono ancora meno perché nel 2020 i neonati crollano a 400mila.
Quale futuro
E così, il futuro rischia di raccontarci la storia di un esercito di solitudini. Perché già il presente fa suonare campanelli d’allarme che non possono continuare a essere ignorati.
Il modello di società cambia velocemente, mentre le leggi sull’assistenza restano al palo. E allora, chi ha bisogno di aiuto per alzarsi dal letto, mangiare, vestirsi, uscire di casa, ecc., o anche solo per avere un po’ di compagnia, non si prevede ancora niente. Sono ben 26 anni che l’Italia attende una nuova riforma del welfare. Il primo tentativo di riforma c’era stato nel 1997, ma da allora si sono succedute 17 proposte finite nel nulla.
In Europa
L’Austria l’ha fatta nel 1993, la Germania nel 1995, il Portogallo nel 1998, la Francia nel 2002, la Spagna nel 2006.
Il 23 marzo 2023, 3.8 milioni di anziani non autosufficienti (concentrati soprattutto, ma non solo, tra gli over 80) hanno appreso della riforma sull’assistenza ai non autosufficienti (Legge 33), approvata dal governo Meloni per poi assistere il 25 gennaio 2024 al decreto attuativo. Ebbene, nonostante le novità, le case di riposo continuano a venir utilizzate di fatto per andarci a morire; le badanti a casa sono per lo più in nero; le ore all’anno di assistenza domiciliare sono talmente poche che è come se non ci fossero; per ogni aiuto richiesto c’è una burocrazia da fare impazzire.
Le case di riposo
A oggi, in Italia, ci sono all’incirca 200-250 mila posti nelle case di riposo. Il costo dipende dal grado di autosufficienza dell’anziano e si va dai 2.400 euro agli oltre 4mila al mese, a seconda delle Regioni. Cifre mensili destinate solo a un aumento costante.
E seppure la metà del costo è coperto dal finanziamento pubblico (fermo da anni), l’altra metà è a carico dell’ospite.
La degenza media è di dodici mesi perché si porta la persona anziana nella casa di riposo, quando non è proprio più possibile gestirla in casa.
Le badanti che se ne occupano sono 1 milione, di cui il 60 per cento non vengono messe in regola. La stragrande maggioranza di loro è pagata, almeno in parte, con i 530 euro al mese dell’indennità di accompagnamento destinata a chi non è in grado di alzarsi, lavarsi e vestirsi da solo.
Paradossalmente, un anziano con demenza da monitorare h24 a causa dei suoi problemi comportamentali, riceve gli stessi soldi come “indennità di accompagnamento”, uguale a quella dichi ha bisogno di aiuto solo nelle attività di base della vita quotidiana.
Assistenza domiciliare integrata (Adi)
Gli 858.722 che oggi hanno un infermiere che va a casa per la cosiddetta assistenza domiciliare integrata (Adi) finanziata dal servizio sanitario nazionale, ce l’hanno per un massimo di 18 ore l’anno. Immaginarsi, quale utilità concreta.
Non risolve la situazione neppure che 131mila beneficino dei servizi sociali del Comune che mandano qualcuno che aiuta ad alzarsi, mangiare e vestirsi (Sad). Di fatto, la frammentazione e la duplicazione dei servizi porta con sé l’inefficacia degli interventi. Senza dimenticare le varie tappe tra sportelli e commissioni.
Qualche esempio? Il riconoscimento dell’invalidità civile al 100 per cento di chi è cieco, sordo o ha un’ autonomia limitata e gli serve per accedere ai benefici economici come le pensioni, ma anche per l’esenzione dal ticket sanitario, le protesi e gli ausili. Seppure venga ottenuta, questa non dà automaticamente diritto all’indennità di accompagnamento che è indipendente dal reddito. Ne nasce, quindi, una nuova lunga, stancamente proceduta. Sembrando quasi un invito a desistere.
Bachisio Zolo