Inclusive Talk: dall’intelligenza artificiale per un linguaggio più inclusivo
Simile a ChatGPT, ma con linee guida sulla diversità e l’inclusione (Dei), questo strumento si propone di migliorare i testi eliminando termini obsoleti, equivoci e contenenti pregiudizi dannosi, sostituendoli con altre più appropriate e tenendo conto del contesto.
Come funziona
Se viene scritto “Tutti i dipendenti sono tenuti a rispettare il codice di condotta aziendale”, Inclusive Talk suggerisce “Tutte le persone impiegate sono tenute a rispettare il codice di condotta aziendale”, riconoscendo il “maschile sovraesteso” e cercando di rendere il testo più inclusivo rispetto allo status lavorativo. Il programma fornisce inoltre spiegazioni dettagliate sulle modifiche apportate, come la sostituzione di “dipendenti” con “persone impiegate” per renderlo neutrale dal punto di vista del gender.
Inclusive Talk quindi non solo corregge il linguaggio, ma offre anche spunti per migliorarlo ulteriormente, ricordando all’utente di usare la forma del genere più appropriata. Inoltre, il tool è capace di apprendere da nuove informazioni e studi del settore; come per le altre intelligenze artificiali, anche Inclusive Talk si perfeziona in modo proporzionale all’utilizzo.
Il linguaggio inclusivo
Ricordiamo infine come il linguaggio inclusivo sia ormai una necessità, per realizzare una società pienamente inclusiva. Le direttive in merito riguardano tutte le categorie di persone potenzialmente soggette a linguaggio discriminatorio e offensivo, come le donne, le persone con disabilità, le persone di etnia, credo religioso e orientamento sessuale diverso da quello di chi scrive o parla.
Usare un linguaggio inclusivo è una forma di rispetto e di accettazione, che riconosce la dignità dell’individuo al di sopra delle differenze e dei pregiudizi. Scardinare certe abitudini linguistiche non è semplice, ma anche grazie ai nuovi strumenti messi a disposizione dalla tecnologia è ormai qualcosa davvero alla portata di tutti.
Roberta Gatto