Francesco Gerini sulle strade di Acea Run Rome The Marathon
«La malattia è la cosa più democratica al mondo». A dirlo è Francesco Gerini, romano di 55 anni e già vedovo da 15 con due figli. Nel 2021 scopre, durante un check up di routine predisposto dall’azienda per cui lavora, di essere malato di colangiocarcinoma. La scoperta è un bell’impatto, ma poi l’approccio cambia e Francesco prova a non accettare la sorte che si prospetta.
«Quello di cui soffro è un tumore raro (circa 5.400 casi/anno», ma a oggi, dopo diversi interventi e innumerevoli cicli di terapia e con costanti recidive importanti, i medici non si spiegano come io sia in vita e nelle mie condizioni”.
Sarà quell’energia di chi sa che l’oggi va vissuto al massimo e così domani e quello dopo ancora, fino a che sarà possibile, e poi bisognerà ricominciare a lottare.
«Nei miei tanti giorni in ospedale ho potuto constatare come la malattia sia veramente democratica, non ha regole, si distribuisce a tutti i livelli» commenta Francesco, «ma ci sono molti modi di viverla, il mio è di essere arrabbiato, di una rabbia che mi ha fatto reagire cercando di circondarmi di positività, di una famiglia che partecipa, ma non vive con preoccupazione, starei peggio anche io se i miei figli stessero male».
Ha cominciato a fare sport. Prima il triathlon, dal 2019, poi la corsa, nonostante la malattia. «Nel mondo della corsa ho conosciuto tanta gente che mi ha incoraggiato e insieme a mio figlio ho pensato di correre la maratona di Assisi e anche se non l’ho portata a termine, io mi sento vincente».
Un tumore, il suo, definito raro e per il quale sono disponibili pochi trattamenti. «Ricevo delle cure con farmaci sperimentali, vado avanti, non mi arrendo, voglio essere di aiuto a quanti, come me, vivono in questo limbo, messaggero di positività. Per questo domenica correrò la Acea Run Rome The Marathon con una speciale T-shirt». L’obiettivo? «Essere sulla linea di partenza e diffondere il messaggio «We are faster than cancer: è il mio primo traguardo».