Le materie scientifiche diventano più accessibili ai non vedenti
Un consorzio di scienziati ciechi e ipovedenti impegnato nella costituzione di una società inclusiva che non discrimini e allontani le persone con patologie della vista dalle materie scientifiche. Si chiama “Science in Braille” ed è un programma globale della Rasit- Royal Academy of Science International Trust e dell’Onu.
Gli obiettivi
“Science in Braille” intende perseguire l’equità e l’inclusione degli scienziati ciechi o ipovedenti attraverso quattro azioni:
- condivisione delle conoscenze: organizzazione di forum e panel in cui condividere le proprie competenze;
- educazione: mettere a disposizione degli scienziati risorse in grado di aiutarli a orientarsi nella loro carriera;
- pubblicazioni: una rivista, chiamata “Disc” (Diversity, Inclusion, Science and Culture, cioè diversità, inclusione, scienza e cultura), con contenuti dedicati al pensiero scientifico professionale, testimonianze di scienziati ciechi e ipovedenti e, infine, curiosità storiche su scienziati ciechi e ipovedenti,
- networking: attraverso appositi programmi, si offrono a scienziati ciechi e ipovedenti opportunità di creare relazioni professionali all’interno di una comunità collegiale.
Michele Mele, un italiano nel team di “Science in Braille”
Tra gli otto scienziati presenti nel team di “Science in Braille” c’è Michele Mele (premiato dal Presidente Sergio Mattarella al Quirinale come eroe civile «per divulgare con cura e precisione le problematiche delle persone ipovedenti impegnandosi per eliminare le difficoltà e gli ostacoli»).
Mele nasce a Salerno nel 1991, ed è affetto fin dalla nascita da eredodegenerazione retinico-maculare. Ha conseguito una laurea magistrale in Matematica presso l’Università degli Studi di Salerno e il dottorato di ricerca in Matematica presso l’Università “Federico II” di Napoli. Attualmente ha un contratto di ricerca all’Università del Sannio e si occupa di soluzioni innovative anche a problemi legati all’accessibilità dei disabili ai servizi.
Ma di cosa di occupa Mele in “Science in Braille”? È il responsabile dell’istruzione, si occupa cioè di tutto quello che riguarda la scuola e i processi educativi. Ad esempio, lo scorso febbraio ha parlato di MathSpeak, una serie di regole volte a eliminare le ambiguità della matematica “parlata” in classe, in un’assemblea plenaria dell’Onu. «Tanti ciechi e ipovedenti sono scoraggiati a seguire le discipline scientifiche» spiega Mele, «perché “inciampano” nella matematica presentata “a voce”».
Mele e il libro “L’universo tra le dita. Storie di scienziati ipovedenti o non vedenti”
L’impegno di Mele nel combattere i pregiudizi verso le persone cieche e ipovedenti e il loro rapporto con le discipline scientifiche non è però una novità. Nel 2021, infatti, scrive il libro “L’Universo tra le dita. Storie di scienziati ipovedenti o non vedenti” (edizioni Efesto).
Raccontando la vita di figure del passato e contemporanee, Mele dimostra non solo l’inconsistenza degli stereotipi, ma anche come i processi virtuosi di inclusione possano consentire di seguire la propria vocazione superando ostacoli di tipo materiale o ideologico.
Le figure contemporanee, cioè Lawrence Baggett, Damion Corrigan, Mona Minkara ed Henry Wedler, sono raccontate negli ultimi quattro capitoli del libro, redatti da Mele dopo diverse ore di conversazione con gli scienziati.
Emanuele Boi