Un teatro fatto solo di voci: con “I teatranti dello stivale” si può
Un teatro di persone con disabilità visiva connesse da tutta Italia, grazie a Internet e soprattutto alla voglia di mettersi in gioco, di raccontare e raccontarsi. Il tutto, in un’esperienza unica sia per chi il teatro lo fa, sia per chi lo ascolta.
Il progetto di Vincenzo e Alessia
La compagnia “I Teatranti dello Stivale” nasce nel dicembre 2020 da un’idea di Vincenzo Dibari, insegnante di teatro con la passione per il calcio, la cucina e i gatti. Ad affiancarlo, sua moglie Alessia Mereu, lettrice con un profondo interesse per la Storia.
Passioni diverse che, insieme a tanta dolcezza, nel 2020 li hanno fatti innamorare e mettere radici in Puglia dove il loro progetto ha preso vita.
Un teatro sperimentale
Dal lavoro congiunto dei due coniugi, entrambi non vedenti, nasce così un teatro virtuale in cui gli attori e le attrici mandano sul palcoscenico solo ed esclusivamente le proprie voci. A caratterizzare le molteplici ambientazioni ci sono poi gli effetti sonori, per un proscenio fatto esclusivamente di suoni.
La voce diventa quindi il mezzo per trasmettere a chi ascolta emozioni e stati d’animo, lasciando il resto all’immaginazione.
I testi e il processo creativo
I testi della compagnia vengono scritti da Vincenzo con la collaborazione di Alessia.
«Una volta terminata la stesura del copione e assegnati i vari ruoli, si procede con le prove fino ad arrivare alla registrazione del bianco, sul quale vengono infine inseriti gli effetti sonori dai nostri tecnici del montaggio» racconta il giovane attore pugliese.
Recitare da remoto
Frequentare un corso di teatro online offre diversi vantaggi, ad esempio la possibilità di farlo senza muoversi da casa o il non doversi esibire davanti a un pubblico in carne e ossa, diminuendo così l’ansia.
Gli svantaggi, però, ci sono e riguardano soprattutto la connessione a Internet, non sempre ottimale, gli spazi e la strumentazione. «Non tutti hanno la possibilità di isolare quanto più possibile una stanza e dotarsi di microfoni e schede audio professionali» ci dice Vincenzo.
Le tematiche
Nonostante i problemi tecnici, la compagnia porta avanti il proprio lavoro con passione ed energia. «Le nostre opere sono originali e sono in forma di podcast recitati» prosegue Vincenzo. «Ci ispiriamo a tematiche socio-culturali che interessano la nostra quotidianità. Un tema a noi molto caro, per esempio, è quello del cambiamento climatico e degli effetti che esso produce sul pianeta e sullo stile di vita delle persone».
Mettere in scena i tabù
Non solo opere originali. I Teatranti hanno anche dato spazio a un podcast nel quale raccontare il tabù legato alla sessualità delle persone con disabilità. Per farlo, la compagnia ha trasformato il libro “L’accarezzatrice” di Giorgia Würth pubblicato da Mondadori nel 2014, in un’opera teatrale. Nel romanzo si parla di un argomento delicato come quello dell’assistente sessuale. «Riteniamo contenga un messaggio molto importante» sottolinea Vincenzo, «ovvero l’importanza della sessualità per le persone con disabilità. Per riprendere una frase celebre presente nel libro, “Spesso si pensa che una persona invalida non solo non possa generare attrazione, ma addirittura non possa nemmeno provarne”».
L’obiettivo dell’opera è quindi quello di sfatare il falso mito delle persone con disabilità come corpi asessuati, incapaci di provare piacere. «Chi ha una disabilità può innamorarsi come tutti gli altri e può anche avere voglia di fare l’amore».
Argomento attualissimo, anche a distanza di dieci anni dalla pubblicazione del romanzo di Giorgia Würth. «C’è una maggior consapevolezza » fa notare l’attore, «D’altro canto, però, bisogna riconoscere come ancora oggi questo argomento sia tabù per molte persone. È assai probabile che ci sarà d’attendere, prima che venga emanata una legge per regolamentare in maniera dettagliata la professione di assistente sessuale».
Nuovi progetti
Il prossimo podcast uscirà a maggio ed è in parte tratto da una storia vera. «Anche in questo nuovo lavoro ci saranno dei personaggi con disabilità, che non faranno niente di speciale se non dimostrare come con dedizione e impegno si possano raggiungere i propri obiettivi».
Cultura e inclusione
Secondo Vincenzo e Alessia, in Italia «la disabilità in ambito artistico-culturale assume sostanzialmente due volti. Accade che alcuni artisti vengano elogiati a dismisura perché disabili e quindi ritenuti bravi perché si sono realizzati, nonostante la disabilità; altri, invece, sono realmente in gamba, ma sono “disabili”, dunque imperfetti e non adatti, per esempio, al grande schermo”.
La strada per una reale inclusione è quindi ancora lunga. La speranza è di vedere realizzati sempre più progetti come “I Teatranti dello Stivale”, dove accanto al divertimento e alla passione si crea anche uno spazio di condivisione e riflessione.
Roberta Gatto
2 commenti
IN questo contesto però, è doveroso far notare anche il lavoro di altre realtà associative, che operano sul campo anche da prima del 2020. L’associazione culturale DramaBooks (https://www.dramabooks.it), è stata fondata nel 2015 da Germano Carella, attore non vedente diplomato all’Accademia di Arti drammatiche Pietro Scharoff. Oltre ad essere un insegnante di dizione e recitazione ha istituito un laboratorio di recitazione online composto da persone con e senza disabilità, con cui ha realizzato molti progetti audio. Io ritengo sia giusto parlare di tutte le realtà artistiche che includono persone disabili.
Siamo pronti ad accogliere qualsiasi segnalazione