Disability e Inclusion manager, così non va

Capita di assistere alla nomina di Disability e inclusion manager senza che si preveda un compenso per i servizi resi, senza che si richieda una formazione universitaria specifica, né una documentata esperienza lavorativa in materia. Le ragioni? Manca una specifica legge.

La figura del Disability Manager è descritta all’interno del Jobs Act (D.lgs. 151/2015). A partire dal 2015, è iniziata quindi una fase di rinnovo del collocamento mirato attraverso alcune modifiche alla Legge n. 68/1999.

L’anno successivo, nel corso della Quinta Conferenza Nazionale sulle Politiche della Disabilità, è stato introdotto un programma d’azione per la tutela dei diritti e l’integrazione dei lavoratori disabili. Tra i temi centrali vi era proprio il lavoro, con l’individuazione di figure professionali che potessero agevolare l’inserimento occupazionale delle persone disabili. Per una più precisa individuazione delle caratteristiche però, ci si rifà a il Manifesto del Disability & Inclusion Manager.
E bisogna ricordare come la figura del Disability & Inclusion manager è una professione che si costruisce. Ponendo possibilmente dei paletti così come indicano enti nazionali e internazionali. Oggi invece si assiste sempre di più all’introduzione di figure professionali senza prevedere un compenso e tantomeno una formazione universitaria (post laurea) specifica.

La Legge Delega in materia di disabilità (Legge 227/2021) nomina il Disability Manager all’articolo 2. Se a oggi l’obbligo di dotarsi di tale figura è in capo alle Pubbliche amministrazioni con più di 200 dipendenti, la Legge Delega lo estende a tutti i datori di lavoro pubblici. Non solo: la norma approfondisce anche l’operatività di questo professionista, che non è più solamente responsabile dell’inserimento lavorativo delle persone con disabilità in azienda, ma deve anche garantire l’accomodamento ragionevole (e, dunque, l’inclusione lavorativa e la valorizzazione dei talenti con disabilità).

Per intraprendere questa professione è consigliabile avere una vasta esperienza nel campo delle Risorse Umane o della Psicologia. Un percorso di studi vero e proprio non esiste, ma si stanno attivando numerosi corsi post laurea in Disability Management. Ed è questo vuoto di regole precise che rischia di vanificare l’utilità e l’importanza della figura in ambito lavorativo inclusivo.

Non tutti possono essere ammessi al conseguimento del titolo e, conseguentemente esercitare la professione stessa. In questa situazione è allo studio l’istituzione, presso gli Ordini Professionali, di un apposito “Elenco Speciale” dei propri professionisti che abbiano conseguito anche questa professionalità.

Bachisio Zolo

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