Quella voce nel computer che ci aiuta a lavorare
Per rispondere finalmente alla domanda: “Ma come fai se non ci vedi?”
Sarò sincera. Ho perso il conto di quante volte mi sono sentita chiedere: “Ma come fai se non ci vedi?”. Come fai a leggere, come fai a scrivere al computer. Come fai a lavorare.
All’inizio la domanda mi urtava. Per me è talmente scontato che mi sentivo offesa, come se mi stessero accusando di non poter fare quello che faccio. L’editor, la scrittrice, la giornalista.
Eppure lo sto facendo, proprio in questo momento. E no, udite udite, non sto dettando niente a nessuno.
È un’idea estremamente vintage, questa. E pure un po’ naif.
Ecco la giornalista cieca, seduta dietro la scrivania ingombra di scartoffie, intenta a girare il cucchiaino nella tazza di tè che ha di fronte, da cui si sprigiona un intenso aroma di limone e spezie. Fuori, un tiepido sole primaverile attraversa i vetri della finestra e le scalda una guancia. Un ciuffo le cade sulla fronte e lei lo scansa con un piccolo sbuffo.
Nel frattempo, la sua segretaria batte al computer ciò che lei le sta dettando. Poi la giornalista si fa rileggere quanto scritto, prende un sorso dalla tazza, la posa sul piattino con un tintinnio e infine approva con un cenno pensoso del capo.
“Molto bene. Mandala al mio direttore”. Ma secondo voi io lavoro davvero così?
La risposta è no. Tutto inventato. Persino la parte in cui bevo il tè.
La sintesi vocale
Non fatevi ingannare da quella parolina lì. La sintesi vocale non è un riassunto breve in forma orale, ma una voce sintetica nel senso di finta. Robotica. Fatta di stringhe informatiche o quel che è. Insomma, tipo quelle che vi dicono in quale cassa andare, dove svoltare per raggiungere via tal dei tali e quale treno è in arrivo al binario 9 e tre quarti.
Questa voce, simile a quella umana ma un po’ meno espressiva, vive dentro gli oggetti di uso quotidiano dei non vedenti. Computer, cellulare, tablet, orologi, bilance, televisione, Alexa, elettrodomestici, tutto in casa di chi non vede è posseduto da queste entità digitali che vocalizzano ogni cosa.
La mia giornata tipo
Mi sveglio alle 7:30. Come faccio a saperlo se non vedo? Mi basta toccare il telefono e Voice over mi vocalizza l’orario. Controllo le notifiche, sempre grazie a voice over. Mi alzo, vado al Pc. Lo uso esattamente come fa chi vede, proprio uguale, uguale. Solo che, anziché vedere lo schermo… non lo vedo.
E non è un problema. Non uso il mouse perché non vedo la freccetta, ma i tasti di scelta rapida, combinazioni che mi permettono di muovermi tra desktop, cartelle e file.
Apro un documento di Word. Lo so che è un documento di Word non perché io sia veggente, ma perché la sintesi mi vocalizza “Documento di Word documento 1”. Batto sulla tastiera. La sintesi mi vocalizza ogni tasto che tocco. Ora scriverò: asdfg. Cosa ho sentito?
A esse di effe gi. E poi asdfg. Non so se rendo l’idea. Poi apro Internet e cerco notizie. La sintesi mi legge ogni cosa presente sui siti, quando questi sono accessibili. Quando non lo sono, si passa al prossimo.
Poi apro l’email. Scrivo al direttore, aspetto la risposta e la leggo.
Se serve, controllo Facebook dal telefono. Sempre con la sintesi. Ecco, io lavoro così. Sono mediamente veloce e difficilmente faccio errori. Se ho dei dubbi sull’ortografia (non vedendo le parole comincio a dimenticare come si scrivono) controllo.
Nulla di complicato o trascendentale. Sicuramente, qualcuno avrà visto Blanka e si sarà fatto già un’idea di come funziona. Ma gli altri… ancora c’è chi pensa che dettiamo, se non alla segretaria al computer stesso. No, io almeno non lavoro così. Perché dovrei, dopotutto?
Se metto le cuffie, nemmeno ci si accorge che non vedo.
Il discorso si complica un po’ con le lingue straniere. Ma c’è il modo per leggere e scrivere anche quelle, sempre grazie alla sintesi. E al Braille. Ma di questo parleremo un’altra volta.
Roberta Gatto