Apparecchi acustici in Italia, parliamone
Prima di tutto i prezzi: quelli medi sono superiori a quelli di altri Paesi comparabili. E poi la scarsa trasparenza delle condizioni commerciali praticate al pubblico aggiunte le gravi difficoltà nelle procedure di acquisto pubblico degli apparecchi acustici forniti dal Servizio Sanitario Nazionale. Questo l’esito dell’indagine conoscitiva svolta dall’Agcm (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) riguardante i mercati degli apparecchi acustici in Italia (il rapporto conclusivo è pubblicato a questo link).
Vista la situazione e le gravi criticità emerse in Italia, la stessa Agcm ha provveduto a inviare una segnalazione al Parlamento e al ministero per la Salute proponendo così l’introduzione di un “voucher” o “buono-udito”.
In Italia sono almeno 7 milioni le persone con problemi di udito. Di queste, 2 milioni e mezzo fanno uso di apparecchi acustici. In un comunicato diramato dall’Agcm, «rispetto ad altri Paesi come la Francia, in Italia il prezzo medio per ogni singolo dispositivo (compreso tra 1.500 e 2.100 euro), risulta superiore e con minori sostegni pubblici».
Non solo: dall’indagine è emersa la scarsa trasparenza delle condizioni commerciali praticate al pubblico. Questo si concretizza nella difficoltà da parte dei consumatori e delle consumatrici a «ottenere informazioni chiare sia di tipo tecnico, sia sul prezzo dell’apparecchio e dei servizi connessi di solito venduti abbinati e senza alcuna distinzione». I servizi rappresentano quindi la spesa principale nel pacchetto, fatto che però non viene percepito dai consumatori.
Da tutte queste considerazioni e rilevazioni, l’Agcm ha quindi segnalato a Parlamento, Ministero della Salute, Ministero dell’Economia, Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali), Regioni e Province Autonome, la necessità di garantire al pubblico una chiara e distinta indicazione del prezzo del dispositivo rispetto a quello dei relativi servizi offerti all’utilizzatore. E la soluzione migliore potrebbe essere attraverso interventi di tipo normativo-regolatorio.
Le difficoltà non sono solo dei privati acquirenti. L’indagine svolta dall’Agcm ha rilevato anche gravi difficoltà nelle procedure di acquisto degli apparecchi acustici forniti dal Servizio Sanitario Nazionale. Le ragioni? «Tali difficoltà» spiega ancora la nota dell’Agcm, «sono imputabili a una normativa poco chiara che ha pregiudicato l’effettiva attuazione dei livelli essenziali di assistenza aggiunta alla forte opposizione dei principali operatori commerciali». Servirebbe quindi che le forniture pubbliche tornassero a un regime “a tariffa” e questo sulla base di modifiche legate all’entrata in vigore del nuovo nomenclatore tariffario dell’assistenza protesica.
Successivamente si potrebbe assegnare l’importo del rimborso direttamente all’assistito attraverso l’introduzione di un “voucher” o “buono-udito” così da sostenere una concorrenza tra fornitori di prodotti e di servizi consentendo quindi di accedere a un’offerta appropriata e tecnologicamente aggiornata.