Stanziate le risorse ai Centri Territoriali di Supporto per ausili e sussidi tecnologici
Il ministero dell’Istruzione e del Merito ha recentemente stanziato 25 milioni di euro per la lotta alla dispersione scolastica «e per assicurare l’inclusione scolastica agli alunni e studenti con disabilità con l’impiego di ausili e strumenti tecnologici». E proprio il Decreto n. 41 sottolinea come si tratti di «un intervento straordinario finalizzato alla riduzione dei divari territoriali nella scuola secondaria di primo e secondo grado e alla lotta alla dispersione scolastica». Tutto bene? Sì, se fosse che le varie Associazioni nazionali facessero conoscere ai propri iscritti questa opportunità.
I 25 milioni stanziati con il Decreto sono destinati alla lotta alla dispersione scolastica e per assicurare l’inclusione scolastica agli alunni e studenti con disabilità. Tutto questo tramite l’impiego di ausili e strumenti tecnologici, di cui all’articolo 13, comma 1, lettera b della Legge 104/92.
Si tratta di fondi assegnati ai Cts presenti in ogni Provincia con criteri del riparto ben precisi: una quota del 30 per cento in misura eguale a tutte le scuole, il restante 70 per cento in proporzione del numero di allievi con disabilità certificata presenti in ogni scuola. Ed è fissata un’altra disposizione a dettare la ripartizione dei fondi: il 40 per cento del finanziamento globale deve essere assegnato alle scuole del Mezzogiorno, in quanto zona “svantaggiata”.
La somma stanziata di 25 milioni di euro può essere considerata ingente, ma ciò non esclude che essa debba essere impiegata con oculatezza.
Importante quindi evitare acquisti inutili o troppo costosi rispetto ad altri presenti sul mercato a minor prezzo. Questo perché gli acquisti vengono effettuati sulla base delle richieste delle singole scuole e questi divengono proprietà del Cts. Importante poi che i sussidi tecnologici vengano assegnati alle scuole stesse in comodato d’uso per poi restituirli alla scuola-polo una volta che si verifichi la cessazione del bisogno stesso. Ossia, quando l’alunno con disabilità che ne aveva bisogno uscirà da quella scuola.
A questo punto, su richiesta delle famiglie interessate, gli esperti delle Associazioni possono sottoporre al Cts le proposte riguardanti l’alunno interessato. Proprio il lavoro dei Cts è prezioso per l’inclusione scolastica dal momento che serve a fornire consulenza alle scuole, non solo per l’acquisto di ausili tecnologici, ma anche per fare apprendere agli alunni con disabilità come usarli senza danneggiarli. Un lavoro, è da ricordare, svolto da docenti esperti a puro titolo di volontariato perché le norme che hanno creato i Cts (il Decreto Legislativo 66/17, integrato dal Decreto Legislativo 96/19) non hanno previsto una minima dotazione di personale.
Per questo ci si augura che il Ministero accolga le richieste di destinare almeno un docente per Cts e un numero maggiore di docenti nelle Province con più alunni con disabilità.
Bachisio Zolo