50mila firme per riformare l’amministrazione di sostegno
«L’interdizione e l’inabilitazione vanno aboliti perché in contrasto con la Convenzione Onu, l’amministrazione di sostegno va riformata perché non è più ammissibile sostituirsi alle persone con disabilità». Così la delegazione dell’associazione “Diritti alla follia” si esprime circa la necessità di riformare il sistema di tutela giuridica. E a maggior sostegno della tesi ha presentato alla Corte di cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare. Per arrivare al Parlamento, però, sono necessarie 50mila firme.
Diritti violati
La delegazione ricorda come «gli istituti dell’interdizione, dell’inabilitazione e dell’amministrazione di sostegno possono concretizzare situazioni a dir poco inaccettabili».
Come si legge nel comunicato diramato dall’Associazione, «internamenti forzati in strutture sanitarie; impossibilità di avvalersi di una difesa legale; separazione brutale da familiari, congiunti di fatto, amici; cinica sordità di fronte alle più svariate esigenze esistenziali; coercizione farmacologica con aggiramento delle garanzie stabilite dalla disciplina del Trattamento Sanitario Obbligatorio (Tso): le denunce di fatti di questo genere si contano a migliaia. Ed è solo la punta dell’iceberg: moltissimi – familiari o diretti interessati – subiscono in silenzio, per paura di rappresaglie, per il timore di trovarsi coinvolti in lunghe e costose vicende giudiziarie o solo per vergogna».
Un’applicazione distorta della legge 6/04, quindi, in aperto contrasto con quanto delineato nella Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.
Eppure è una Legge del nostro Stato (la Legge 18/09), ricorda l’associazione, «ma non la stiamo rispettando. Nel 2016 ci ha richiamato anche il Comitato Onu per i Diritti delle Persone con Disabilità, l’organo preposto a monitorare l’attuazione della Convenzione».
Una firma a tutela di migliaia di italiani
La raccolta firme necessaria per portare la proposta all’attenzione del Parlamento, avverrà sia attraverso i banchetti, sia presso i Comuni (dove saranno disponibili appositi moduli), sia in forma digitale, attraverso una piattaforma online. “Diritti alla Follia” comunicherà maggiori dettagli, ma già da ora invita tutti e tutte a sostenere questa importante battaglia per il rispetto dei diritti di decine di migliaia di italiani.
Roberta Gatto