Felicità e lavoro: sono compatibili?

Quale è la condizione relativa al benessere psicofisico negli uffici italiani? La risposta la fornisce il rapporto dell’Osservatorio Hr Innovation Practice della School of management del Politecnico di Milano.

La ricerca effettuata evidenzia come, sulla base di benessere fisico, psicologico e relazionale, solo il 5 per cento degli impiegati si dice “felice” in ufficio e il 9 per cento sostiene di “stare bene”. Numeri non certo esaltanti.

Il 42 per cento degli intervistati, invece, si dice spinto a cambiare a causa di malessere e infelicità. Da qui l’origine del fenomeno delle “Great Resignation” (ovvero le dimissioni volontarie), fenomeno esploso durante la pandemia e attualmente in assestamento su un volume e numeri decisamente più bassi.

A confermare questa tendenza è il dato relativo al “Great Regreat” (il grande pentimento). Il 56 per cento di quanti si sono dimessi volontariamente, tornerebbe indietro (dato in aumento del 37 per cento rispetto al 2023).

I fattori che portano alle dimissioni volontarie

Quali sono i fattori che risultano determinanti nel fenomeno delle “Great Resignation”? Uno è rappresentato dal burnout, lo stress provato nell’ambiente di lavoro. Ne è colpito il 22 per cento dei lavoratori dipendenti, in particolare tra i più giovani 8 su 10 si dicono pronti a lasciare il lavoro.

Influisce, inoltre, l’incapacità di trovare un equilibrio tra vita privata e lavoro. Il 13 per cento sostiene di lavorare anche nel tempo libero. Rimane stabile, invece, la quota di Quite Quitter, ovvero gli impiegati che svolgono le mansioni indispensabili senza lasciarsi coinvolgere emotivamente dall’attività professionale.

Un ultimo fattore da tenere in considerazione è quello relativo alla mancata formazione continua. Raramente le imprese riescono a offrire agli aspiranti dipendenti un salario, possibilità di carriera e uno stile di vita in linea con le aspettative.

Il mancato allineamento tra domanda e offerta di lavoro

Il report evidenzia, infine, un mancato allineamento tra domanda e offerta di lavoro. L’88 per cento delle organizzazioni italiane si è detta in difficoltà nell’assumere nuovi dipendenti. Questo è dovuto principalmente dall’assenza di competenze adeguate e tecniche (57 per cento dei casi) o delle competenze relazionali, note anche come soft skills (36 per cento).

Emanuele Boi

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