«Così realizzo giochi da tavolo accessibili e inclusivi»

Simona Trudu e Fabrizio Meloni

Fabrizio Meloni realizza giochi pensati per persone vedenti e non con un obiettivo principale: il divertimento.

Nella sede cagliaritana dell’Uici è possibile partecipare a serate di “ludoteca inclusiva” una volta al mese così da trascorrere un sabato pomeriggio in compagnia di soci di tutte le età così come di accompagnatori, amici e famigliari.

Ma in che cosa consistono i giochi da tavolo inclusivi? A raccontarcelo è proprio Fabrizio Meloni svelandoci anche qualche trucco con il quale li rende accessibili anche ai non vedenti.

Passione autentica

Quella per i giochi da tavolo è una passione che anima Fabrizio fin da ragazzo, coltivata durante l’adolescenza ed esplosa nel 2013, quando entra a far parte della Tana dei Goblin, un’associazione specializzata in giochi da tavolo. Quella per i giochi di ruolo arriva invece un po’ più tardi, alle scuole superiori e prosegue ancora oggi. Sempre per l’Unione Ciechi, Fabrizio ha infatti realizzato diverse sessioni di giochi di ruolo, anche in collaborazione con realtà nazionali quali blastgames official.

Giocare e far giocare

«A me e a mia moglie Simona Trudu dirigente nazionale Uici piacciono i giochi da tavolo e proprio con lei ho iniziato a pensarli da un punto di vista “diverso”», ci racconta. «Poi nel 2020, quando ho cominciato a frequentare l’Uici, ho pensato che sarebbe stato bello, come socio sostenitore, mettere a disposizione il mio tempo e le mie competenze. Ho quindi pensato di unire l’utile al dilettevole: a me piace giocare e mi piace far giocare. Non lo faccio per puro altruismo, ma proprio perché lo trovo divertente».

Caratteristiche di un gioco da tavolo inclusivo

«Esistono tre tipi di giochi» ci spiega Fabrizio, «quelli totalmente inclusivi, quelli parzialmente inclusivi che hanno bisogno di un vedente e quelli non inclusivi, ma giocabili».

Qual è la differenza? Semplice: «nei primi, ogni elemento presente deve essere tattile, o comunque il gioco deve essere del tutto indipendente dalla vista. In questo caso si utilizzano dei token (oggetti) tattili, il braille o dispositivi elettronici (in primis lo smartphone), necessari per rendere il gioco totalmente accessibile». Alcuni esempi di giochi completamente accessibili sono “The Mind”, realizzato in braille, e “Forza 4 tattile”.

Per quanto riguarda i giochi parzialmente accessibili, invece, la parte del gioco per cui è necessaria la vista costituisce un ostacolo facilmente superabile con l’aiuto di un giocatore vedente. «Rientrano in questa categoria tutti i giochi come “Top Ten”, un gioco cooperativo nel quale ogni giocatore ha una sola carta che va da 1 a 10 (in nero/braille). Le carte domanda vengono invece lette da un altro partecipante e costituiscono informazioni condivise da tutti».

Infine, tra i giochi non accessibili, ma giocabili con almeno una persona vedente, troviamo ad esempio i quiz, «dove le domande possono essere lette da chiunque. Un gioco che rientra in questa categoria è Storie Nere, ma anche il più famoso Trivial».

Gli accorgimenti per l’accessibilità

«Se il gioco ha del testo, questo viene realizzato col braille. Se invece ci sono token, uso una stampante 3D, ma non è sempre necessario ricorrervi. Spesso soluzioni ingegnose, ma semplici sono da preferire a quelle complesse. Ad esempio» prosegue Fabrizio, «segnare una carta con un adesivo è più che sufficiente per distinguerla da un’altra che non lo ha».

Purtroppo, non tutti i giochi possono essere adattati.  È il caso dei giochi basati completamente sulla vista come Pictionary, nel quale si deve disegnare.

Tra questi rientrano anche giochi detti gestionali, come “Alta Tensione”, dove ci si serve di una grande mappa e si deve simulare la gestione di una rete elettrica tramite l’uso di centrali, risorse e banconote. «Questi giochi non sono impossibili da realizzare, ma implicano molto lavoro e diversi beta testing (cioè prove da parte di giocatori volontari)».

I vantaggi di un gioco inclusivo

Anche i vedenti possono apprezzare un gioco accessibile. «Avere componenti tattili a disposizione spesso risulta piacevole persino per chi vede» spiega Fabrizio. «Una mappa 3D si apprezza col tatto, ma anche con la vista, così come i token tattili sono migliori di semplici carte o di token disegnati sul cartoncino». Altro vantaggio di un gioco inclusivo è senza dubbio la socialità. Permettere a persone vedenti e con disabilità visiva di giocare insieme crea uno scambio da cui entrambe le parti possono trarre vantaggio, senza contare il piacere di poter stare tutti insieme, in famiglia o tra amici.

Nonostante ciò, come ci ha detto Fabrizio, «La legge di mercato si basa sulla richiesta. Se è bassa, un gioco non viene prodotto. Inoltre, creare qualcosa in 3D è molto più costoso rispetto a stampare delle semplici carte. Solo alcune aziende specializzate hanno reso accessibili titoli anche fin troppo celebri (come Uno) e ovviamente i classici come dama e scacchi».

Verso la piena accessibilità dei giochi

«Esistono piccole realtà che cominciano a muoversi verso l’accessibilità e alcune case editrici hanno team dedicati. Spesso però si tratta di accorgimenti rivolti alle disabilità di tipo cognitivo e non sensoriale. Esistono diversi giochi creati con l’intento di essere giocabili da chi ha una disabilità visiva, ma sono davvero pochissimi. A mio avviso, poi, costringere chi vede a bendarsi non è una buona strategia per rendere un gioco inclusivo». In conclusione, cosa fare, allora, per avere dei giochi davvero inclusivi?

«Bisognerebbe impegnarsi nel creare componenti per cui la vista non sia essenziale e inserirli nel gioco» conclude Fabrizio. Insomma, un piccolo sforzo di immaginazione potrebbe davvero fare la differenza. Senza bisogno di ricorrere a soluzioni dispendiose o impossibili da realizzare. La ludoteca inclusiva di Cagliari ne è una prova. La speranza è che questo modo di concepire il gioco prenda piede anche fuori dal Capoluogo sardo.

Roberta Gatto

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